Banche: l’importanza delle sfumature

Agli amici del Blog, alcuni giorni fa sono stato solleciato dall’amico Andrea nella analisi della sfortunata esperienza di Banca Network Investimenti (BNI), portandone il contraltraltare con la costituenda BCC Banca Felsinea.

La BNI è stata (ancorchè ora in liquidazione) una Banca costituita in forma di SpA che nel recente passato ha fondato la propria attività nella raccolta del risparmio e nella gestione dello stesso.

Dopo i fatti del 2008 (Lehman) la BNI ha iniziato a soffrire per le difficoltà generate dai mercati finanziari, manifestate nelle difficoltà di raccolta da parte della rete di Promotori di cui la BNI faceva forte utilizzo.

Al contempo, citando fonti gironalistiche, la proprietà, costituita da gruppo Aviva, Sopaf, De Agostini Invest ed altri, ha cercato accordi commerciali e possibili cessioni d’azienda con altri player italiani ed internazionali; ciò per quanto possibile ha destabilizzato ulteriormente la situazione.

Passando per voci di acquisizione e cessione, condite da ipotetici contenziosi legali milionari (si leggano gli articoli disponibili sul web), l’epilogo dei giorni scorsi è stata la nota della Società nella quale si dice “Banca Network Investimenti comunica lo stop al pagamento delle passività per un mese, su autorizzazione di Bankitalia. La sospensione, non comprende gli strumenti finanziari della clientela.

Una domanda quindi sorge immediata: “Allora anche le Banche falliscono o chiudono ?

La risposta è ovviamente Sì!

Le Banche come ogni azienda (commerciale) ha insita al suo interno una componete di rischio, che, nella sua manifestazione peggiore porta alla chiusura/fallimento.

Con onestà intellettuale è opportuno dire che gli stessi problemi possono essere presenti anche nella costituenda BCC Banca Felsinea; dico possono in quanto a differenza delle Banche commerciali, NON mutualistiche, le Banche di Credito Cooperativo hanno insito al loro interno meccanismi di autotutela ed autocontrollo che limitano fortemente il potere discrezionale dei Dirigenti, SFUMATURE APPUNTO; allo stesso modo la polverizzazione delle quote, in una pluralità di Soci fa si che il bene comune, inteso come corretta e prudente gestione dei depositi della Comunità, sia portato come elemento principale nella gestione quotidiana dell’Istituto, altre SFUMATURE.

Ovvio è che la forma di BCC NON è la soluzione a tutti i possibili problemi generati da una pessima gestione, ma è sicuramente uno dei modelli vincenti per far si che la gestione prudente del denaro passi attraverso un processo collettivo di sorveglianza.

Sono i dettagli che fanno la differenza.


Commenti
Sono stati scritti 8 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 13 giugno 2012

    Grazie davvero caro Fausto per la tua chiara esposizione.

    Appare sempre più difficile comprendere i meccanismi che regolano la vita delle banche, così come ogni giorno diviene sempre più pesante il fardello, (o la vera e propria ruberia) che le stesse impongono in vari modi ai cittadini.

    “Una domanda quindi sorge immediata: “Allora anche le Banche falliscono o chiudono ?”
    La risposta è ovviamente Sì!
    Le Banche come ogni azienda (commerciale) ha insita al suo interno una componete di rischio, che, nella sua manifestazione peggiore porta alla chiusura/fallimento.”

    Approfittando della tua esperienza professionale e della tua squisita disponibilità vorrei chiederti:  ma in questi casi lo Stato non dovrebbe garantire i risparmi dei correntisti?

    “… se una banca dovesse fallire, dichiarando appunto bancarotta, la rispettiva banca centrale nazionale spesso interverrebbe con misure di salvaguardia dei depositi dei singoli cittadini quali il rifinanziamento della banca stessa oppure forzando l’acquisto della banca in crisi da parte di un’altra banca in salute.”

    Spesso“.  Dunque non sempre. E quindi, in quali situazioni la Banca d’Italia interviene ed in quali abbandona i cittadini al loro destino ?

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  2. avatarFausto Forni - 13 giugno 2012

    In Italia a livello sistemico esiste il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – http://www.fitd.it -; una prima risposta sui tecnicismi relativi alle modalità di intervento del Fondo è possibile recuprerala nelle varie sezioni del sito, che qui non riporto.
    Relativamente ai casi in cui lo Stato “garantisce” è bene precisare che il Fondo ha carattere privatistico (ovvero non ha carattere di Ente Pubblico), ma obbligatorio, ovvero gli Istituti di Credito operanti in Italia vi devono aderire, e nella realtà dei fatti, salvo piccoli casi (come potrebbe essere BNI), NON è stato testato su grandi crisi sistemiche; da qui l’evidenziarsi del vero problema delle Banche Nazionali ed Internazionali, ovvero il To Big To Fail.
    I grandi aggregati bancari (di cui l’Italia fortunatamente non è ricca) soffrono della loro stessa dimensione in caso di problemi, e tutti gli allarmi di questi mesi, fra cui quello delle Banche Spagnole, derivano appunto dal fatto che una eccessiva dimensione aziendale porta a trasformare un problema di mala gestione (privata) in una crisi sistemica avente valenza nazionale e politica.
    Ma ho divagato, la domanda forse è perchè affidarsi a tante piccole Banche Locali ancorchè a poche Nazionali ?
    La risposta forse sta proprio nella migliore gestione dei problemi, in quanto è bene ricordare che quando tutto và o andava bene, NON esistevano problemi da gestire, ma è proprio quando questi si generano che occorre essere pronti con gli anticorpi giusti, e più il corpo è grande più la cura è pesante.
     
     

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  3. avatarAndrea Cotti - 14 giugno 2012

    Grazie Fausto per la tua chiara spiegazione.

    Il problema è dunque reale e tocca essere prudenti.

    Diciamo che in questa situazione così delicata, una realtà come la BCC Banca Felsinea, piccola e locale e quindi ben controllabile dai correntisti, potrebbe essere una risposta tranquillizzante.

     

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  4. avatarFausto Forni - 14 giugno 2012

    Assolutamente sì, in quanto il “correntista” ha in realtà una doppia veste quella del Cliente “correntista” appunto, e quella del Socio, quindi “proprietario” della Azienda Banca; e come ogni titolare d’azienda avrà (normalmente è così) una gestione dei propri beni, che nella fattispecie sono anche comuni, da Buon Padre di Famiglia, come è nella tradizione delle nostre Terre.
    La risposta tranquillizante quindi non sta solo nelle Persone, ma soprattutto nella tipologia aziendale utilizzata.

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  5. avatarAlessandra Tricolore - 6 luglio 2012

    La BCE ha già rifinaziato le banche per un valore pari ad un terzo del Pil europeo… mi pare che gli unici ad essere veramente garantiti sono proprio gli investitori delle grandi banche. 

    tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro all’economia americana

    Fonte
    http://www.megachip.info/tematiche/beni-comuni/6618-udite-udite.html

    Immagino pero’ che la Banca Felsinea non farà parte di questa Elite!!   😉    

    Alessandra Pisa 

       
      
      

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  6. avatarFausto Forni - 11 luglio 2012

    Alessandra ciao,
    non discuto ovviamente i dati da te citati, ancorchè mi sono premurato di verificare nei link collegati. In merito al comportamento della futura BCC Banca Felsinea posso tranquillamente affermare che, come ogni progetto, esso cammina con le gambe degli uomini, e finchè la struttura, la direzione e gli operatori rimarranno locali, la gestione della banca seguirà quella prudente del “buon padre di famiglia” … metedo spesso dimenticato ma sempre attuale.
    Fausto.

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  7. avatarAndrea Cotti - 12 luglio 2012

    In effetti rincuora  questa cosa che se qualcosa non ci piace, si possa andare a parlare direttamente col boss, … e che è qui a Persiceto, non in un grattacelo di Milano e che comunque per decidere e muovere qualcosa deve prima avere l’autorizzazione di non meglio precisate entità tra Wall street e Bruxelles.

    Resta un enigma sul quale mi farebbe piacere sentire Fabio: di quei 16 trilioni di “programma onnicomprensivo di prestiti” citati da Alessandra, oppure dei 1.000 miliardi di €. che la BCE ha messo a disposizione delle banche europee … quanti una futura BCC avrebbe potuto intercettarne, e metterne a disposizione dei persicetani?

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  8. avatarFausto Forni - 13 luglio 2012

    La quantità esatta che una BCC può richiedere è determinata da vari fattori, il principale è dato dalle garanzie collaterali che la BCC può fornire a BCE, quali ad es. titoli di Stato, obbligazioni di terzi, ed altro ancora.
    Il punto rilevante è che tutta la liquidità faornita da BCE doveva servire, come nelle intenzioni originarie, a rafforzare patrimonilamnente le Banche ed a fonire credito al sistema, purtroppo gli Istituti Italiani hanno utilizzato la liquidità per rafforzarsi e per comprare Titoli del debito pubblico, mentre l’unica cosa utile che era fornire liquidità al sistema produttivo NON è stata fatta.
    “puoi portare il cavallo alla fonte, ma non lo puoi obbligare a bere”
    I motivi come sempre sono tanti e radicati nei metodi farraginosi e privi di assunzione di responsabilità in capo ai banchieri, … la Felsinea tenterà e vorrà essere diversa.
    Fausto.
     
     

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