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Judo a Persiceto

Affascinante ed intrigante l’Oriente 

Il Giappone è rimasto isolato dal resto del mondo sino a metà dell’800, quando gli USA gli imposero con le loro cannoniere (le 4 navi nere) di aprire i suoi mercati.

Sino ad allora uno dei più antichi sistemi feudali si era sviluppato come in nessun’altra parte della terra, portando a livelli altissimi quei valori ideali che apparvero in Europa verso l’XI secolo dei nobili Cavalieri senza macchia e senza paura, e che di fatto terminarono con i Templari.

In Giappone i Samurai 侍 o bushi 武士 avevano sviluppato per centinaia di anni tradizioni e tecniche guerriere tanto antiche quanto abili; dopo il rinnovamento del 1860 seguito all’apertura del Giappone e dei mercati, la classe dei Samurai fu abolita e creato un esercito di stile occidentale.

Ma il loro rigido codice d’onore, il bushido, (la via del samurai) è sopravvissuto sino ad ora, divenendo un punto di riferimento etico e morale.

I Samurai erano espertissimi dunque in tecniche di combattimento e le tante arti marziali espresse dalle altrettante scuole insegnavano con sistemi rigidissimi come sopraffare l’avversario, quasi sempre causandone la morte o gravissime menomazioni.
Tutte le antiche arti marziali vennero screditate e bandite e le centenarie scuole furono soppresse.

E’ in questa situazione che il figlio gracile e piccolo di un ufficiale della vecchia Marina dello Shogun, diede vita ad una nuova disciplina fondata prettamente sull’autodifesa; era Jigorō Kanō (嘉納 治五郎)

Jigorō Kanō venne in possesso di alcuni introvabili Densho (i libri segreti) dell’antico jujutsu,(柔術) che ne insegnavano le tecniche, e dopo averli a lungo studiati con forte dedizione, nel 1882 creò il Kodokan Judo in una saletta del Tempio di Eisho nel quartiere Shimoya di Tokyo, con l’aiuto di soli nove discepoli.

La parola Ju do è composta da due ideogrammi, dove per Ju si intende la cedevolezza e per Do la via; la via della cedevolezza.

Quando il peso della neve supera la potenza della quercia, essa si spezza.
L’esile giunco invece sotto la neve si flette, fa cadere la neve a terra, e quindi si rialza.

Jigorō Kanō con il Judo diede vita ad una disciplina basata sull’autodifesa che non prevedeva nè la morte nè la menomazione grave dell’avversario attaccante e dove non occorreva forza e massa muscolare, ma solo agilità e destrezza, praticabile quindi anche da donne e bambini.

Tutt’ora in tante palestre del mondo il Judo è considerato un formidabile strumento di difesa ed un efficace esercizio per conoscere meglio sè stessi.

Il Judo oggi è:

  1. un’arte marziale,
  2. uno sport; è ufficialmente disciplina olimpica dal 1964, Olimpiadi di Tokyo
  3. una filosofia giapponese seguita anche in occidente come disciplina formativa della persona, caratteriale e morale.

La fatica ed il dolore, la sconfitta e la vittoria, l’accondiscendenza di un Uke disponibile o la sua dura ostilità, tutta la fisicità del Judo insomma fino al pathos trasmesso al tatami da un maestro saggio ed esperto sono determinanti nell’apprendimento e nella comprensione del Judo.

Uno degli esercizi più significativi praticati nelle migliori scuole, di solito riservato alle cinture esperte, è il Kangeiko – Shochugeiko.

Si tratta di eseguire sedute d’allenamento nell’ora più fredda del mese più freddo e nell’ora più calda del mese più caldo, al fine di comprendere ed imparare a controllare al meglio la propria fisicità.

Rimasi stupefatto la prima volta che vidi il Maestro Barioli, alle 5 di mattina di gennaio, in una palestra fredda dalla sera precedente, inginocchiarsi tra tutti noi infreddoliti e concentrarsi, e … cominciare a sudare.  Credeva molto nell’insegnamento del Judo ai bambini e lo vidi alle prese con i suoi durante uno stage tenuto in un convento tra le montagne della Romagna, con le suore che curavano il refettorio e le stanzette.

Lui sosteneva di aver appreso nella sua vita metà dal Judo e metà dai bambini. 


Commenti
Sono stati scritti 8 commenti sin'ora »
  1. avatarAndrea Cotti - 9 settembre 2013

    1. Il Dojo
    Nel buddismo indica un monastero; è il luogo dove si impara e pratica il judo. 
    Deve presentare una sua sacralità che consenta la concentrazione e dove non possono essere ammessi schiamazzi.

    All’interno di esso vi sono i tatami, materassini anticamente in paglia di riso battuta che consentono di esercitare le tecniche di proiezione senza subire danni.

    Salendo sul tatami è d’obbligo un inchino che rappresenta un momento molto importante; ci si lascia alle spalle l’esterno (cessando così di avvertirlo) e si promette di esprimere il nostro meglio al luogo dove ci accingiamo ad entrare.

    Questo angolo di Forum sarà il nostro tatami; entriamo con un inchino 


    Rei

    2. Judogi e cinture
    l’abbigliamento che si usa per la pratica del judo è il judogi, un kimono in cotone molto robusto fissato con una cintura.
    I colori delle cinture esprimono il grado d’esperienza e fino a cintura marrone sono assegnati dal maestro di dojo.
    Per l’esame di cintura nera è di solito richiesto un esame superiore.

    Vi sono 6 differenti livelli di cinture (Kyu): 

    Cintura bianca – Kyu Rokyu 
    Cintura gialla – Kyu Gokyu 
    Cintura arancione – Kyu Yonkyu 
    Cintura verde – Kyu Sankyu
    Cintura blu – Kyu Nikyu 
    Cintura marrone – Kyu Ikkyu 

    Indossiamo quindi il nostro judogi virtuale, allacciamo la nostra cintura bianca, facciamo un bell’inchino ed entriamo sul tatami.

    3. Esercizi di scioglimento.
    Al fine di consentire al nostro corpo di apprendere ed esprimere al meglio le tecniche ed evitare il più possibile traumi, è indispensabile effettuare alcuni esercizi di scioglimento prima di iniziare gli allenamenti. 

    Questi esercizi prevedono solo l’uso del nostro corpo e possono essere effettuati realmente anche qui, di fronte ai nostri screen.
    Ripetuti regolarmente a giorni alterni, in pochi mesi daranno una ottimale tonicità alla nostra muscolatura ed una gradevole elasticità ai nostri movimenti. 

    4 – Ukemi waza – le cadute

    Imparare a cadere e tutta la tecnica delle cadute è un momento molto importante per i praticanti del judo e gli esercizi basilari delle cadute sono destinati a fornire sicurezza ed un buon controllo del proprio corpo e dei suoi movimenti. 

    Dato che le tecniche di proiezione sono tutte destinate a proiettare al suolo l’avversario, è importante imparare i metodi per assorbire l’impatto del proprio corpo con il tatami, al fine di evitare danni fisici.
    Il timore di cadere porta spesso il principiante a rigidità psichica e fisica ed il conseguente portamento pesante e l’inconscia tendenza a porsi in difesa inibiscono quella naturale flessibilità necessaria per apprendere.

    • saper controllare istintivamente il proprio corpo durante una caduta rende improbabile subire traumi durante la pratica del judo
    • la sua pratica è un ottimo momento di riscaldamento e stretching da effettuare sempre prima di iniziare la sessione d’allenamento
    • nella tecnica delle cadute vi sono i movimenti basilari del judo

    Le cadute debbono essere effettuate sia a sinistra che a destra e le principali possono essere divise in:

    1. Caduta rotolata in avanti  mae ukemi 
    2. Caduta laterale  yoko ukemi  
    3. Caduta indietro  ushiro ukemi 

    L’azione terminale delle cadute è la violenta battuta al suolo dell’avambraccio teso e della mano (mai del gomito) in contemporanea all’appoggio del fianco o della schiena così da attutirne l’impatto.

    In questo corso virtuale di judo non abbiamo le condizioni per tentare l’esecuzione completa delle cadute, ma possiamo senz’altro eseguire i primi step di gradiente per il loro apprendimento qui di fianco ai nostri screen, con l’uso di una semplice pedana o tappeto.
    Assieme agli esercizi di scioglimento, anche la ripetizione di questi primi passi di ukemi waza, le tecniche di caduta, ci produrrà una gradevole sensazione di controllo del nostro corpo e dei nostri movimenti.

    Vediamo dunque assieme come eseguire una caduta in avanti:
    * inginocchiamoci sul tappeto ed appoggiamo la mano sinistra di fronte a noi
    * alziamo il ginocchio destro e portiamo la mano destra al suolo, fino a toccare il ginocchio sinistro a braccio teso
    * abbassiamo il capo sino quasi al tappeto, mantenendo con forza il braccio destro teso
    * spingiamo con la gamba sinistra sino a provocare la capriola in avanti con dolcezza, ricercando la fluidità del movimento ed evitando impatti.

    Tentiamo ora i primi step-gradiente per eseguire una caduta laterale. Yoko Ukemi
    * abbassiamoci a gambe unite fino quasi a toccare i talloni dei piedi con il sedere.
    * da questa posizione allunghiamo la gamba ed il braccio destro
    * con movimento fluido e morbido, appoggiamo il gluteo destro di fianco al tallone sinistro, andando quasi a toccarlo
    * lasciamo ruotare dolcemente il fianco destro sul tappeto, colpendolo infine con l’avanbraccio

    Vediamo infine il gradiente per l’apprendimento di una caduta indietro. Usciro Ukemi
    * pieghiamoci sulle gambe sino a toccare i talloni con il sedere, tenendo entrambe le braccia distese in avanti
    * con molta delicatezza appoggiamo il sedere al tappeto vicinissimo ai talloni, bilanciando il movimento portando avanti il capo
    * eseguiamo una delicata rotazione della schiena sul tappeto sino a distenderci completamente
    * alla fine della rotazione batteremo entrambe le braccia al tappeto distendendo le gambe a non oltre un metro d’altezza; quest’operazione impedirà alla testa di arrivare a toccare il tappeto.

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  2. avatarAndrea Cotti - 9 settembre 2013

    5 – Prepariamoci al combattimento; Jigo-hontai, Tai-sabaki e Kuzushi (gli squilibri)

    Siamo saliti sul tatami, abbiamo fatto il nostro inchino lasciando alle spalle l’esterno cessando di avvertirlo ed isolandoci da esso.

    Abbiamo eseguito gli esercizi di scioglimento al fine di rendere meglio disponibile ed utilizzabile il nostro corpo e siamo fermamente convinti di esprimere il nostro meglio con rispetto per il luogo e per chi (l’ukè) ci consentirà con la sua paziente disponibilità di meglio esercitarci nella pratica. 

    Siamo in piedi sulla materassina e verifichiamo le condizioni della Posizione Difensiva Fondamentale (jigo-hontai) del nostro corpo nello spazio che ci circonda.

    La posizione delle gambe è leggermente piegata dalle ginocchia flesse ed abbassate; i piedi sono sulla stessa linea, paralleli e ad una distanza di circa 70 cm. 

    La schiena è diritta e l’area dello stomaco (hara) leggermente indietreggiata, così da allineare la colonna vertebrale.

    Le braccia sono distese lungo i fianchi, dorso in avanti e mani alle cosce.

    Il collo prosegue la linea diritta della schiena, posizionando il mento appena abbassato.

    Lo sguardo è al mondo, fissante un punto immaginario 3 metri di fronte a noi ed un metro da terra ma … tale di consentirci di vedere chiaramente tutto il mondo attorno a noi.

    I denti sono serrati e la lingua pressa la fine del palato all’inizio dei denti superiori.

    Le dita dei piedi, specialmente i mignoli, comprimono fortemente il tatami, quasi come se vi penetrassero come radici di un forte tronco.

    L’insieme del corpo resta fluido e pronto alla fluttuazione, ma anche alla forza. 

    Questo esercizio puo essere fatto senza problemi anche di fianco al nostro computer, dopo gli esercizi di scioglimento, e non mancherà di stupirci il forte senso di padronanza dell’insieme (corpo-ambiente-situazione) che ci produrrà.

    Studiamo ora il movimento partendo da questa posizione; la rotazione (tai-sabaki)

    Per una rotazione di 90°, avanziamo il piede destro ponendolo trasversale al nostro asse, quindi indietreggiamo con l’altro ruotando il busto e portandolo in posizione parallela al destro, così da ritrovarci in jigo-hontai. 

    Per una rotazione di 180°, avanziamo col piede destro ponendolo trasversale al nostro asse portando il peso sulle dita, quindi compiamo un ampia rotazione del busto indietreggiando il piede sinistro sino a portarlo in posizione parallela al destro.

    tai-sabaki di 180°

    L’esercizio in sé appare quantomeno semplice; più complesso è riuscire ad eseguirlo mantenendo il bacino costantemente alla stessa altezza, strisciando i piedi senza mai alzarli e mantenendo il baricentro del corpo costantemente al centro dei piedi durante la rotazione.
    Per ottenere questo occorrono molti esercizi e la sua perfetta esecuzione è di basilare importanza per l’applicazione delle tecniche di proiezione.
    Vediamo perchè. 

    Abbiamo visto come il Judo sia fondato sull’applicazione della cedevolezza. (oltre al miglior utilizzo dell’energia)
    Se di fronte a noi abbiamo un avversario decisamente più forte e di parecchi chili più pesante, diventa difficile pensare di affrontarlo, ma potremo tentare di neutralizzarlo utilizzando la sua massa stessa durante il suo attacco.

    Immaginiamo dunque un grosso avversario che ci appoggia una mano al petto e ci spinge (la prima e più tipica delle azioni di attacco); se dopo un brevissimo tentativo di resistenza indietreggeremo improvvisamente, porteremo l’avversario a sbilanciarsi.
    Se il nostro improvviso indietreggiamento sarà accompagnato ad un brusco e deciso trascinamento dell’avversario nella stessa direzione, lo porterà a sbilanciare la sua massa e quindi il suo equilibrio, (portando cioè il suo baricentro fuori dall’area d’appoggio dei suoi piedi) e mettendoci così in condizioni di intervenire efficacemente. 

     

    Un avversario che per effetto di una azione combinata (sua di spinta e nostra di improvviso trascinamento) arriva a rompere la sua posizione di equilibrio (jigo-hontai) portando il suo baricentro fuori dall’area d’appoggio è letteralmente nelle nostre mani e se sapremo intervenire con veloce destrezza potremo neutralizzarlo facilmente.

    Lo squilibrio dell’avversario può essere ottenuto in ogni direzione. 
    Tutto dipende dal suo attacco, in che direzione cioè egli tende a muoversi; potrebbe decidere di spingerci indietro come nel caso precedente, oppure di trascinarci o di proiettarci di fianco.
    Schematicamente possiamo immaginare otto direzioni di squilibrio (kuzushi); avanti-indietro, laterale sx-dx e le 4 aree intermedie.

    In questo momento abbiamo intanto chiaro il concetto di difesa del judo; anche la più violenta delle azioni che noi possiamo applicare al nostro avversario è sempre conseguente ad un suo attacco; ad un avversario statico, fermo nella sua posizione di jigo hontai, non potremo applicare nessuna delle nostre tecniche.

    Ma se l’avversario decide di attaccare e con veloce destrezza sappiamo impadronirci del suo equilibrio, potremo molto efficacemente applicare una delle 40 tecniche di proiezione contenute nel Go Kyo ed una volta a terra neutralizzare l’avversario anche definitivamente con tecniche di controllo, leva alle articolazioni o strangolamento.

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  3. avatarAndrea Cotti - 9 settembre 2013

    6- Go kyo – le tecniche di proiezione (Nage waza)

    Il nostro avversario ha deciso di attaccarci.

    Con velocità, tempismo e destrezza ci siamo impadroniti del suo equilibrio e, conseguentemente alla direzione del suo squilibrio, istintivamenteandiamo a portare una tecnica di proiezione.

    Istintivamente perchè non può esservi tempo nè spazio per il ragionamento in quegli attimi; il nostro corpo deve essere preparato da anni di esercizi e training per poter eseguire istintivamente, conseguente solo alla sensazione di squilibrio dell’avversario, un determinato tipo di tecnica di proiezione invece che un altro.
    E’ evidente che da ora in poi qui sul Forum gt potremo solo commentare e studiare in modo virtuale queste tecniche, potremo comprenderne l’efficacia e l’applicabilità, ma non potremo mai esprimerle realmente, cosa possibile solo con la reale e costante pratica del judo in una palestra.
    Se abbiamo un amico, un parente o un fidanzato/a, [] potremo anche tentare lo studio delle fasi iniziali di squilibrio di ogni tecnica di fianco ai nostri computer, ma dovremo essere saggi e prudenti e non andare assolutamente oltre la fase preparatoria di squilibrio. 

    Go Kyo

    Le tecniche di proiezione (Nage waza)

    Il Go kyo è l’insieme delle tecniche di proiezione (nage waza).
    Vengono suddivise in 5 gruppi di 8 tecniche ognuno e di solito vengono insegnati ad ogni livello di cintura.

    Alle cinture bianche si insegnano scioglimenti e cadute, spostamenti e squilibri ed in questa fase solo i rudimenti di alcune tecniche del primo kyo.

    Alle cinture gialle si insegnano le tecniche del primo kyo e così via, assieme alle forme basilari delle tecniche di controllo ed immobilizzazione.

    Da cintura arancione anche alcune tecniche di leva alle articolazioni e strangolamento, ma solo agli allievi che si dimostrano abbastanza responsabili e comunque esclusivamente a livello teorico.

    Vediamo il primo gruppo di otto tecniche di proiezione:

      ..  …..  ….. 
    De ashi barai .. …..O soto gari .. ….. Hiza guruma  . .. O goshi

      .. …..  ….. 
    Sasae tsurikomi .. O uchi gari  .. Uki goshi .. …..  Seoi nage
    ashi

    Prima di passare allo studio della prima tecnica di proiezione, De ashi barai, vediamo qual’è il modo corretto di afferrare l’avversario con l’uso del judogi: la presa (kumikata).

    La tradizionale è la mano destra al bavero sx dell’avversario con il pollice interno al bavero e la sinistra che trattiene la parte inferiore della manica dx dell’avversario.

    Esiste naturalmente la posizione mancina, esattamente speculare. 

    Le prese sono un aspetto molto importante; ci consentono di entrare nella difesa dell’avversario avvertendo tramite esse il suo imminente spostamento ed anticiparlo o … indurlo, portando lo squilibrio e la conseguente tecnica di proiezione.
    All’opposto, anche all’avversario servono per comprendere ed interagire con i nostri spostamenti ed attaccarci di conseguenza.

    Esistono svariati modi per tentare di far credere all’avversario che stiamo per eseguire un certo spostamento per indurlo in errore, aspettare la sua reazione e fare ben altro, ma vedremo questo aspetto (finte, sequenze e contraccolpi) più avanti. 

    Per questi motivi ogni atleta al momento di un combattimento cerca la sua particolare presa e tenta di impedire o neutralizzare la stessa nell’avversario.

    7 – Glossario e significato dei termini

    Judo – la via della cedevolezza
    Jigorō Kanō – il fondatore del judo

    Dojo – la palestra 
    Tatami – il tappeto nel suo insieme ma anche le singole materassine
    Judogi – il kimono usato nella pratica del judo 

    Numerazione giapponese:
    Ichi
     -uno 
    Ni – due
    San – tre 
    Shi – quattro 
    Go – cinque
    Roku – sei 
    Shichi – sette 
    Hachi – otto 
    Ku – nove 
    ju – dieci

    Rei – Il saluto in piedi
    Zarei –
     il saluto dalla posizione inginocchiata
    Kyu –
     i livelli/gradi delle cinture colorate (da bianca a marrone)
    Dan – i livelli superiori di cinture (da nera ed oltre)

    Waza –
     tecnica
    Nage waza
     – tecniche di proiezione
    Te waza –
     tecniche di braccio
    koshi waza – 
    tecniche di anca
    hashi waza –
     tecniche di gamba
    Sutemi waza 
    – tecniche di sacrificio

    Katame waza – tecniche di controllo
    * tecniche di immobilizzazione – osae komi waza 
    * tecniche di lussazione degli arti – kansetsu waza 
    * tecniche di soffocamento e di strangolamento – shime waza

    Ukemi – cadute 
    Ukemi Waza – tecnica delle cadute
    Mae – in avanti 
    Ushiro – indietro 
    Yoko – laterale 

    Hidari – sinistra
    Migi – destra

    Migi yoko ukemi – caduta laterale destra 
    Hidari yoko ukemi – caduta laterale sinistra

    Migi mae ukemi – caduta avanti destra
    Hidari mae ukemi – caduta avanti sinistra
    Ushiro ukemi – caduta indietro

    Jigo hontai – Posizione difensiva fondamentale
    Tai sabaki – spostamenti e rotazioni dell’asse 

    Go kyo – i 5 gruppi delle 40 tecniche di proiezione fondamentali 
    1 –
    2 –
    3 –
    4 –
    5 –


    Osaekomi waza
     – tecniche di immobilizzazione

    Kansetsu waza – tecniche di leve articolari

    Shime waza – tecniche di strangolamento e soffocamento

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  4. avatarAndrea Cotti - 9 settembre 2013

    Bruce Lee e l’urlo di Chen … che terrorizza l’occidente

    Le Arti Marziali sono una cosa seria.

    Le fantasiose interpretazioni dei film poco hanno a che vedere con le Arti marziali vere.

    Per praticare ed apprendere una Arte Marziale occorre tanto impegno, sacrificio e dedizione.
    Modestia e costanza.

    E molto tempo.

    I risultati alla fine possono essere spettacolari e facilmente colpiscono la fantasia dei semplici, inducendoli alla millantata imitazione.

    …facciamoci due risate 


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  5. avatarFausto Cotti - 9 settembre 2013

    Per me, tu hai fatto judo….
     

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  6. avatarAndrea Cotti - 9 settembre 2013

    :mrgreen:

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  7. avatarSimona Trinchera - 9 settembre 2013

    E’ una lezione molto interessante, ci sono molte affinità col ju jitsu. Anche se a livello teorico ho potuto comprendere maggiormente la dinamica degli squilibri :)
     

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  8. avatarAndrea Cotti - 10 settembre 2013

    :)

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