I referenti finanziari della TAV

In rete è in corso un durissimo attacco dei militanti Pd ai <<democraticissimi e pacifissimi manifestanti “no tav”>> … rei di aver occupato la sede Pd a Roma e di essere persino arrivati a bruciare la bandiera Pd a Pesaro.
Bruciano la bandiera del pd e hanno tollerato il ventennio berlusconiano” – “solo dei deficienti dei centri sociali” sono i commenti più gettonati.

Verrebbe anche da comprenderli questi militanti indignati,   ma come si fa a non chiedersi perchè il PD continua a sostenere un progetto che è oramai palese che  non serve a nulla e (come gli altri già realizzati) costa fino a 10 volte al km. ciò che è costato in Spagna, Germania e Giappone… e lo fa perchè parte di quel malloppo è intascato da una Coop sua controllata, (o forse sarebbe meglio dire “da cui è controllato”) ?

E allora cari amici e compagni non ci riesco proprio ad essere contro questi “fanatici”, che non lo so se hanno tollerato fin’ora le porcate del puttaniere prescritto, ma sinceramente sarei per voltare pagina, non per passare il testimone del magna-magna al Pd.

Non l’accetto la tesi che siccome le ruberie e le devastazioni del berlusconismo sono state accettate per venti anni, ora si debba accettare che il Pd possa continuare lui con le sue coop ad arraffare i soldi dei contribuenti.

E sia chiaro, so bene che esiste un Pd che si batte per la legalità   (anche qui) ; si tratta solo di decidere da che parte stare, cari amici e compagni.

La Bresso nel 2000 sul progetto TAV in Val di Susa:

” Noi non barattiamo e non spezziamo il nostro tracciato, la soluzione AlpeTunnel ha un impatto sulla valle a dir poco devastante, è prevista un’uscita dal tunnel che avrà effetti disastrosi, così come la stazione di sorpasso di Bruzzolo e la stessa occupazione dei terreni nella parte bassa della valle…  Vogliamo che ci sia un confronto tecnico e politico che vada fino in fondo e che porti ad una decisione definitiva.”

Poi sono intervenute le Coop “rosse” (che hanno vinto l’appalto) e che evidentemente a questo punto come dice Travaglio controllano il Pd, e la Bresso è passata non solo a sostenere il progetto ma pure a legittimare le botte della polizia contro i manifestanti.

Mortificante è trovare che persino Il Giornale arriva a rinfacciare alla Bresso il voltafaccia già nel 2006:

“«I furbetti del tunnellino», … l’atteggiamento dei vertici dei Ds a proposito del supertunnel della Val di Susa cambiò quando una gara d’appalto fu vinta dalla Cmc, cooperativa rossa di Ravenna. «Mercedes Bresso, la presidente della Regione, è oggi una moderata ma ferma sostenitrice dell’alta velocità…/… Certo sono passati sei anni da quando Mercedes Bresso pronunciò quelle parole, ma siamo certi che un’esperta di impatti ambientali qual è la governatrice ha già valutato l’impatto politico di quelle sue frasi se qualcuno le rammentasse oggi. In particolare ci prefiguriamo l’entusiasmo con cui verrebbero accolte da chi, dopo aver sentito per anni che la Tav era un terremoto, oggi passa le serate a protestare al freddo. “

Son queste cosine qui che volete difendere cari compagni?

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  2. Lo sdegno per i manifestanti di Val di Susa è ampio e diffuso.

    Oltre a Monti e al Ministro, che dichiarano fermi: “Margini non ce ne sono: l’opera è di valore fondamentale per il Paese, e non solo per il Piemonte e fa parte di impegni presi con l’Europa. Non ci sono spazi. L’opera è stata meditata e partecipata. Ci sono stati incontri con la popolazione e fatte importanti modifiche al progetto: siamo ad un punto di non ritorno.”  – ecco che arrivano i politici a confermare che in Italia, al di sopra dell’appartenenza partitica, vige robustamente il Pensiero Unico indotto da interessi comuni:

     Roberto Maroni (“Bisogna inviare l’Esercito”),

    Pierluigi Bersani (“Occorre una mozione parlamentare per rendere immediatamente disponibili le risorse da destinare al piano di sviluppo della Val di Susa”),

    Silvio Berlusconi (“Mi complimento con il generale dei Carabinieri, Gallitelli. In Val di Susa, la differenza è tra chi ama l’Italia e chi la odia”),

    Piero Fassino (“Il movimento è stato sequestrato da gruppi dell’antagonismo sociale e da estremisti”).

    Il governo del Pensiero Unico, spalleggiato da tutti i partiti dell’arco parlamentare, ha dunque stabilito che sulla Tav la discussione è chiusa, lasciando intendere non solo che manifestare è solo un’inutile perdita di tempo, ma anche che il movimento è solo una manica di violenti che basa la sua azione teppistica su estremisti e dati fantasiosi.

    Invece, andando oltre il costo (10 volte quanto si è speso in Germania, spagna e Giappone) esistono professori e tecnici che hanno offerto spunti di riflessione e critiche asprissime e motivate da dati scientifici sulla dannosità dell’Alta Velocità in Val di Susa. Sono difatti 360 gli studiosi che hanno inviato un appello a Mario Monti (qui la versione integrale).

    Primi firmatari Sergio Ulgiati (Chimico Ambientale, Università degli Studi di Napoli Parthenope), Ivan Cicconi (Ingegnere, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici), Luca Mercalli (Climatologo, Società Meteorologica Italiana) e Marco Ponti (Economista, Politecnico di Milano).

    Riportiamo stralci della lettera:

    Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.

    Onorevole Presidente, ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, docenti, ricercatori e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.

    Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di causare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

    (Seguono le motivazioni scientifiche nel dettaglio)