Il Manifesto di ottobre

finiUn ciclo sembra si stia chiudendo in Italia.

Di questo appaiono fortemente convinti i firmatari del Manifesto d’Ottobreper una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico e culturale”.

Il documento è stato presentato ieri al teatro Franco Parenti di Milano ed è stato promosso dalle tre associazioni di area finiana; Libertiamo, Farefuturo  e Forum delle idee, ma nel pieno della crisi del centrodestra ha ottenuto adesioni anche da sinistra.

Tra i firmatari anche i deputati del Pd come Paola Concia ed Ermete Realacci e l’obiettivo è quello di “una rinascita del res publica”.

Se questi saranno gli ideali e gli obiettivi della nuova destra, … non mi dispiacerà più di tanto una nostra eventuale sconfitta elettorale.  :mrgreen:

Manifesto di ottobre
passione del presente, per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile.

La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.

Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.

La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere.La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi.Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.

È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale.

Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.

Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire inquesto nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.

Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie einaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite,la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.

Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.

Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni,difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale.

Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infattiildiritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida ‘divisione del lavoro’ tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.

La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.

Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei ‘senza parte’. Rappresentare gli ‘invisibili’, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti ‘clandestini della politica’, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.

Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressidell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimentoper avere presa sul futuro.

Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.

È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.

Buzzurri al potere

legaioloDei veri mentecatti.

Fanatici buzzurri che non hanno il senso della legge nè della misura, (e forse non l’hanno mai avuto) ma gli è stato lasciato credere di avere tutto il potere nelle mani.

Riportiamo i dialoghi tra un sedicente consigliere comunale del Comune di Corte Franca ed un gruppetto di ragazzi che portavano avanti l’operazione “Pali Puliti” (rimozione degli adesivi abusivi della Lega dai pali) nel Comune di Corte Franca.

Durante l’iniziativa il gruppo viene avvicinato dal Consigliere Comunale spalleggiato da un paio di individui ed inizia la discussione.

Il gruppetto di pulitori aveva con sè una telecamera ed ha potuto registrare il tutto,  preso atto della contrarietà del loro interlocutore a vedersi pubblicato con tanto di video online o in TV, i ragazzi riportano parte della “conversazione” in forma verbalizzata, e solo il finale con i Vigili in filmato.

Facile trarre conclusioni: anticipiamo solamente che la Polizia Locale, giunta lì attraverso una segnalazione fatta al 113,  ha sostanzialmente dato il benestare, precisando che i ragazzi ‘pulitori’ avevano tutto il diritto di compiere l’azione di pulizia della segnaletica stradale dai numerosi adesivi che la imbrattavano, tra l’altro avendo l’accortezza di non occupare la corsia di marcia, ed operando solo in luogo pubblico.

X é il sedicente Consigliere Comunale,

S, D, E, sono i “pulitori”.

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XAvete ancora tanto da rompere i coglioni in giro? Razza di comunisti di merda…

S- Mi offende così?

X- Avete ancora tanto da rompere i coglioni. Andate nel tuo paese a farlo!

S- Sono nel mio Paese… [rumore di motorini] Sono nel mio Paese!

X, avvicinandosi, a voce alta – Non é vero un cazzo! Che cazzo andate in giro a rompere i coglioni? Eh? Pensate… Perché invece di andare a pulire questo non andate anche a evitare di sporcare i muri con i vari “bender” [graffito molto diffuso a Brescia] e così via? A fare i graffitari e così via? EH? Questo qua… (riferendosi al simbolo con Alberto da Giussano, la scritta Lega Nord, e un piccolo Sole delle alpi verde leghista, adesivo che probabilmente non ha guardato). Perché venite qua a rompere i coglioni politicamente, che non sapete neanche un cazzo di quella roba lì: pensate che sia un simbolo della Lega e non é della Lega

D- Alberto da Giussano é simbolo della Lega Nord.

X- Alberto da Giussano sì!

E- C’è scritto LEGA NORD.

X- Che cazzo te ne frega? A rompere i coglioni voi con i vostri Centri Sociali di figa, invece, va bene!

S- Ma lei sa cosa voto io?

X- Non me ne frega un cazzo! Stai rompendo i coglioni!

S- Al palo?

X- Perché non sei autorizzato a fare questo lavoro! Non sei autorizzato!

E- C’è la legge

X- NON SEI AUTORIZZATO! DAMMI QUA I DOCUMENTI O CHIAMO I CARABINIERI!

S- Li chiami!

X- Li chiamo subito!

…e chiama il 113,  il quale a sua volta invia un’auto della Polizia Locale; ed  ecco che succede:

Stanno  degenerando ovunque questi esagitati ignoranti e violenti, e penso proprio che la gente rimasta sino ad ora passiva inizi ad essere più allarmata che stufa.

Maroni a Terzigno: stop o usiamo la forza!

Terzigno, cava Sari: analisi confermano inquinamento falde acquifere:

analisi-terzigno

Siccome Bertolaso se n’è fottuto che i Sindaci (del Pdl) abbiano rifiutato le sue proposte ed abbia deciso di procedere comunque e unilateralmente.

Siccome il Ministro Maroni,  si proprio quello condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, oggi ha avvertito i manifestanti di Terzigno così: – “Stop o usiamo la forza

Visto come hanno usato sin’ora il manganello anche su ragazzine e nonne e lanciato i famigerati lacrimogeni a base di Cs, (usati con grande scandalo durante il G8 di Genova, vietati dalla convenzione di Ginevra per uso militare perchè il Cs è considerato un gas venefico) e immaginando che intendano ordinare alla polizia di sparare sulla folla, modello Portella delle Ginestre.

Ipotizzando che nel caso quella  popolazione (che ricordiamo alle ultime elezioni amministrative [marzo 2010]  il 61,6% ha votato il partito di Berlusconi) ben difficilmente tornerebbe pacificamente alle loro case, a piangere i morti e gli ammalati di cancro scordandosi o’ passato e lasciando finalmente agire Bertolaso nella sua opera di intossicazione della loro terra.

Dato che  sappiamo bene che quando si impone la violenza poi quella genera violenza e che in effetti è la violenza, il morto che per ragioni e calcoli tutti loro quei fanatici esaltati (Bertolaso & Berlusconi) stanno cercando.

Dato tutto questo,  ho creduto opportuno aprire questo nuovo topic sull’argomento.  :(

Marchionne: Fiat meglio senza Italia

marchionneMarchionne, il boss della Fiat, ierisera da Fazio ci ha informati che la Fiat in Italia non guadagna un euro, e che senza l’Italia farebbero meglio e di più.

Avverte inoltre che “la Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre“.

E aggiunge:  “L’Italia è al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitività del sistema industriale. Siamo fuori dall’Europa e dai Paesi a noi vicini, il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l’Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, non è colpa dei lavoratori“.

In questi ultimi mesi Marchionne ha offerto un pessimo esempio di come si possano gestire i rapporti con maestranze e sindacati; direi addirittura autolesionista, che non si cresce senza concertazione ed imponendo dictat.

Ma stavolta Marchionne punta il dito sul “sistema Italia”, chiarendo che non ritiene i lavoratori responsabili.

E stamattina mi hanno stupito i commenti dei Sindacati, del PD e del Ministro Sacconi, che evidentemente non hanno sentito Marchionne, perchè hanno risposto piccati che “la Fiat non può continuare ad umiliare i lavoratori” (Palombella Uilm);  “le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell’Italia e dei lavoratori” (Damiano PD); “Marchionne, se investirà, anche l’Italia genererà profitti come avveniva prima della crisi (Vitali Fim);  “Il discorso di Sergio Marchionne è stato un concentrato di falsità e bassezze, un comizio reazionario antisindacale senza contraddittorio. E’ un messaggio così brutale ed ingiusto che davvero andrebbe diffuso per convincere a scioperare” (Cremaschi Fiom) 😐 ;  “L’Italia è un Paese che già ha dimostrato l’attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività … bla bla”  (Ministro del Lavoro Sacconi).

Ma chi hanno sentito?

Marchionne ha detto che il Sistema Italia non funziona e che non è colpa dei lavoratori.

Sappiamo bene invece come questo Sistema Italia non funzioni più e sinceramente non mi scandalizzano le parole di Marchionne.

In Italia gli operai hanno stipendi da fame, tra i più bassi d’Europa e quasi la metà dei salari dei lavoratori tedeschi. Ma come sappiamo, alle nostre aziende quel costo viene ricaricato del 130% dal sistema Italia e difatti l’economia tedesca è in piena ripresa, nonostante gli alti salari che evidentemente al netto costano meno dei nostri alle aziende tedesche.

Tangentopoli nel 1992 scoppiò perchè in piena crisi il sistema Italia di allora non sopportava più il costo della corruzione, allora di 4 miliardi di €. – Oggi la Banca D’Italia ci informa che la corruzione attuale è stimata in oltre 60 miliardi di €., che il sistema Italia è al collasso ma che una nuova tangentopoli non riesce a partire per via delle nuove leggi ‘salvaladri’ che i politici si sono autoapprovati e che impediscono alla Magistratura di procedere.

Ad ogni passo, azione, permesso, certificato, autorizzazione ecc. le Aziende vengono sistematicamente taglieggiate. E se non pagano non possono muoversi.

Sistema Italia.

Nel periodo subito precedente tangentopoli, sono stato fornitore Fiat per vent’anni e so bene come funziona la cosa; si entra in Fiat solo se si riesce ad avere padrini negli uffici acquisti o più su, dopodichè si lavora con tangenti dal 5% in su sul fatturato, (pagati cash alla fatturazione). Una volta entrati si lavora da privilegiati, è praticamente impossibile essere esclusi ed è evidente che come fornitori si è costretti a ricaricare quel costo, e Fiat arriva a pagare anche il 20-30% in più il servizio ottenuto. Come in Fiat, questo sistema Italia l’ho riscontrato in tutte le grandi aziende con cui ho avuto rapporti. E come abbiamo detto, allora la corruzione era indicata in 4 miliardi di €./anno mentre oggi è stimata in oltre 60 miliardi di €./anno. E destinata a crescere.

A differenza di Sacconi, penso dunque che l’Italia non sia un Paese che già ha dimostrato l’attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività ma che anzi è costretto a procedere senza cambiare nulla, in un sistema incapace di liberarsi dalle tangenti ed anzi su di esse fondato.

Abbiamo più volte trattato il problema della competizione dei Paesi emergenti come Cina e India che bloccherebbe l’economia italiana costringendo le aziende a delocalizzare in quei Paesi per sfruttarne la mano d’opera a basso costo, eppure vediamo la Germania crescere nonostante i suoi alti salari.

Recentemente abbiamo visto diverse aziende delocalizzare in Svizzera. Nonostante i salari più alti riescono a produrre in modo competitivo grazie al sistema Svizzero, evidentemente ben più adeguato e  funzionante di quello italiano. E’ stato sufficiente per quelle aziende liberarsi del peso della corruzione e del sistema Italia in genere per essere subito competitive.

Penso infine che senza un radicale cambiamento di questo sistema Italia sia impensabile la trattativa sindacale per migliorare le condizioni dei lavoratori, così come è impensabile far pagare ai lavoratori questi costi tagliando loro pause, salari e diritti.  Per questo mi sembrano molto importanti le parole di Marchionne quando dichiara che non è colpa dei lavoratori; esse possono essere senza dubbio un primo passo in questa direzione.

L’azzeccagarbugli

AlfanoCom’è noto, nel 1994 Silvietto ‘scese in campo’  per evitare fallimento ed arresto.

E’ evidente che, per questi motivi fondanti,  lo fece innanzitutto schierando i suoi avvocati al completo.

All’inizio erano Previti e Taormina, poi arrestato il primo e abbandonato dal secondo in crisi di coscienza, il Cavaliere passò prima a Pecorella, poi ad un trittico composto da Mr. MADAIII! Ghedini, la moglie di Bruno Vespa, il Gip Augusta Iannini e Angiolino Alfano, che come per i precedenti ha fatto Ministro, della Giustizia ovviamente.

Tutti sono stati impegnati a realizzare le mitiche  leggi ad personam, e recentemente pure ad Aziendam (arrivate oramai al rispettabile numero di 40) ideate e create al solo fine di evitare che la Giustizia seguisse il suo corso naturale procedendo all’arresto del nostro Premier.

Senonchè questi azzeccagarbugli sembrano non riuscire ad azzeccarne una.

L’ultima, il Lodo Alfano Bis, giace mestamente sotto i nostri occhi, impallinata a morte addirittura dal Presidente della Repubblica e definita dai più un Frankenstein costituzionale.

Ed ecco che Berlusconi, di fronte all’ennesima, Legge ad Personam dichiarata improponibile, parte sparando le sue dichiarazioni, ovviamente in contraddizione l’una con l’altra, (“Il capo dello Stato viola la Costituzione” e “Il Lodo Alfano? Io non l’ho mai chiesto“) nelle quali dietro la loro palese assurdità finisce col confermare almeno quattro aspetti:

1. Silvio Berlusconi, il nostro beneamato Premier, ci considera tutti degli imbecilli creduloni e facili da abbindolare.

2. E’ vero che tanti di questi cittadini, evidentemente abbindolabili, restano fermamente convinti a farsi trattare da imbecilli.

3. Quella parte non abbindolata che trasecola di fronte a tali assurdità, si convincerà ancora di più sull’imbecillità di chi ancora lo vota.

4. Il Padrone di Mediaset-Fininvest (e di parecchio altro) è incapace di scegliersi avvocati efficienti.