Dal Britannia all’uomo Goldman: 20 anni di complottismo

BritanniaLo yacht imperiale Britannia attracca al porto di Civitavecchia, solo per poche ore, giusto il tempo di imbarcare alcuni illustri ospiti membri di spicco della finanza italiana. Dinanzi alla regina Elisabetta, al principe consorte Filippo, e ai più potenti finanzieri della City di Londra, sfilano i dirigenti della principali aziende italiane, oltre a Giulio Tremonti e al direttore generale del Ministero del Tesoro, Mario Draghi.
È il 2 giugno 1992 e sono trascorsi appena cento giorni dall’arresto di Mario Chiesa che darà l’avvio a Tangentopoli.

L’incontro sul Britannia è, nell’immaginario collettivo, il momento d’inizio del Grande Complotto che si dipana fino ai giorni nostri portando ad instaurare un regime finanziario nel cuore dell’Europa, una trama che prima porta al fallimento o quasi di Grecia, Italia ed altri membri UE, e poi pone a capo di questi paesi uomini che hanno fatto parte della banca Goldman Sachs, ritenuta il braccio armato del Grande Complotto.

Secondo i complottisti, tutto sarebbe stato preordinato in quella riunione, compreso la stessa crisi italiana per costringerci ad entrare nell’euro, ed anche l’inchiesta Tangentopoli per decapitare un’intera classe politica che non era accondiscendente alle pretese della finanza globale.
Nicholas Murray Butler, presidente dell’Università di Columbia e della Pilgrims Society, nonché membro del Council on Foreign Relations (CFR), disse: “Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto”.
Franklin Delano Roosvelt, presidente americano e massone del 33° del Rito Scozzese, nonché appartenente alla Pilgrim Society e al CFR, aggiunse: “In politica nulla accade a caso. Ogni qualvolta sopravviene un avvenimento si può star certi che esso era stato previsto per svolgersi in quel modo”.

Michel Albert, un grand commis della politica sovrannazionale, nel 1989 scrisse un saggio immediatamente tradotto in Italia col titolo “Crisi, Disastro, Miracolo”, descrivendo (profetizzando?) la disgregazione degli Stati nazionali ad opera del Mercato Unico europeo, grazie alla libera circolazione dei capitali in grado di sfuggire alle norme giuridiche che trovano i loro limiti nei confini nazionali, che alla lunga porterà allo smantellamento delle Nazioni per confluire in un mercato monetario e finanziario unico. Un programma del 1957 che nasce dalle analisi della Trilateral, con lo scopo di instaurare un governo mondiale di banchieri ai quali i singoli Stati dovranno cedere la sovranità nazionale. Il nemico? L’autodeterminazione nazionale!

Il complotto è, ammettiamolo, davvero molto coinvolgente, come un romanzo che ci prende per mano e ci conduce nei meandri della fantasia più sfrenata, dove tutto è possibile, e dove si riesce a credere anche all’esistenza di Matrix. Allora, non ci rimane altro che scegliere quale pillola prendere: “la verità è che sei uno schiavo, nato in catene e che vive in una prigione, una prigione per la tua mente. Pillola azzurra: fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a ciò che vorrai. Pillola rossa: rimani nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio”.
L’essere umano, purtroppo, non può fare a meno del complottismo, essendo un’esigenza innata razionalizzare tutto e tentare di afferrare le complesse dinamiche che muovono le società moderne, così come un tempo gli uomini primitivi credevano alle trame degli déi perché non capivano i fenomeni atmosferici.
A fronte di un incremento esponenziale della complessità delle società moderne, non si è avuto un sviluppo proporzionale delle capacità di comprensione dei cittadini, complice anche una perversa politica scolastica che tende a disastrare le scuole pubbliche, trasformandole in corsi di formazione per l’industria, per cui non occorre conoscere l’effettivo funzionamento della società.
Il complotto è rassicurante, perché dice alla gente che tutto si svolge e tutto è deciso in altri luoghi e in altri tempi (un complotto che si rispetti nasce sempre nel passato), dove loro semplicemente non hanno accesso, per cui non rimane altro che preoccuparsi del loro particolare quotidiano, senza nemmeno pensare di intervenire a livelli più alti: la politica e la finanza non sono per la gente comune.

La realtà è, invece, nel contempo più semplice e più complessa. Ed in genere converrebbe partire da dati di fatto un po’ più concreti che rincorrere pseudo informazioni spesso di scarsa rilevanza.
Ad esempio, se sul Britannia c’era anche Tremonti, nonché tutti i banchieri più importanti dell’epoca, allora dobbiamo ritenere che anche il governo Berlusconi abbia fatto parte del complotto in questione, proprio come si ritiene che farà il neogoverno Monti. L’ex ministro del Tesoro italiano, all’epoca sostenne che nelle parole di Draghi sul Britannia non c’era intenzione di svendere alcunché, ma fu il prezzo da pagare per entrare tra i primi nel club dell’euro. Fu Craxi, invece, a parlare di potenti interessi economici che si muovevano contro l’Italia.

Mario Draghi, inoltre, è entrato in carica in Goldman Sachs nel 2002, ed ha sostenuto di non aver avuto alcun ruolo con i conti greci, presumibilmente truccati per consentire alla Grecia di entrare nell’euro. All’epoca probabilmente lo sapevano tutti, visto il fortissimo interesse politico della UE di aggiungere quanti più Stati per arrivare fino al cortile di casa della Russia, interesse mutuato dalle idee della Trilateral, questo bisogna ammetterlo, la quale confessava l’impossibilità degli Usa di poter contrastare la Russia fin sotto causa sua, e quindi spingeva per costruire una federazione europea che svolgesse questo ingrato compito. Progetto ampiamente fallito, un passo più lungo della gamba.
Tra l’altro giova ricordare che lo stesso Draghi, qualche tempo dopo, raccontò della vicenda del Britannia non senza un certo imbarazzo per l’umiliante convocazione sul panfilo inglese. Parrebbe che egli abbia chiesto ed ottenuto di tenere il suo discorso quando lo yacht era ancora attraccato sulla banchina, per poi scendere ed evitare di trovarsi intrappolato su suolo britannico (il panfilo) in acque internazionali. Non proprio un adepto convinto!

Per quanto riguarda Monti, invece, non è mai stato partner, né ha mai avuto un ufficio in Goldman, era semplicemente un consulente (advisor) per le tematiche in materia di antitrust. Infatti, Monti è stato il commissario europeo che si è posto in contrapposizione con la potentissima multinazionale Microsoft, riuscendo addirittura a spuntarla imponendogli una maximulta. Di sicuro non un punto a favore nel curriculum di uno che si suppone manovrato da un complotto di stampo anglosassone!
La verità è che Goldman Sachs tende a offrire consulenze ad uomini di spiccata competenza e levatura internazionale, come all’epoca con Prodi quando la banca d’affari non conosceva affatto il mercato italiano e si affidò all’ex premier per il suo ingresso nel Belpaese. Lo stesso è accaduto con Gianni Letta, presente da anni al fianco di Berlusconi. Quindi ritorniamo al dubbio di sopra: anche i governi di Berlusconi erano parte del Grande Complotto? Oppure Monti si, Draghi si e Letta no?

L’assurdo complotto plutogiudaicomassonico che avrebbe portato la Goldman Sachs a controllare mezza Europa, si smentisce da solo nel momento in cui si pensa che da decenni si cerca l’integrazione di semplici leggi nell’ambito della sola Unione Europea e non si riesce a tradurla in realtà per i veti contrapposti dei paesi membri, e si smentisce ulteriormente verificando che l’Europa si sta letteralmente sfaldando sotto il peso delle spinte particolaristiche, e che ormai facilmente può essere paragonata ad una nave che affonda dove ognuno grida “si salvi chi può!”. Altro che complotto che mirerebbe a traghettarci verso il Nuovo Ordine Mondiale.

Vogliamo invece fare qualche esempio di analisi di dati? Cominciamo.
Quando è stato annunciato il default controllato della Grecia, con perdita del 50% del valore dei titoli di Stato, questo fatto ha inciso profondamente sulla situazione italiana.
Partiamo dalla premessa che i titoli di Stato italiani, come quelli greci, sono ad alto rischio, quindi anche ad alto rendimento, perché per incentivare i compratori si deve offrire un premio maggiore (è lo stesso principio della borsa, a rischio maggiore, rendimento maggiore). È questo il motivo per il quale l’investitore saggio, in genere gli Hedge Fund che devono rendere conto ai propri facoltosi clienti, sa che deve coprire (assicurare), il rischio che quei titoli di Stato non vengano più ripagati. Questo avviene tramite i cosiddetti CDS (cioè credit default swap), che non fanno altro che trasferire (swap) il rischio di mancato pagamento (credit default) da un soggetto (l’acquirente) all’altro (la banca emittente).
Quindi, quando venne detto che la Grecia avrebbe tagliato del 50% il valore dei propri titoli, a seguito del default controllato, l’ISDA, cioè l’ente che decide se scatta la copertura dei CDS (se vengono pagati), scrisse: “Based on what we know it appears from preliminary news reports that the bond restructuring is voluntary and not binding on all bondholders”.
Questo vuol dire che, essendo il taglio del 50% volontario, i CDS non sarebbero stati pagati.
È ovvio che in una situazione del genere chi ha comprato i titoli di Stato greci non se la sente più di acquistarne altri, così come non se la sente di acquistare titoli di Stato italiani, temendo una situazione simile. Perché si assumerebbe il rischio, e lo farebbe assumere ai suoi clienti, di una perdita del 50% almeno.
Ecco il motivo per il quale la famosa asta dove i BTP italiani schizzarono oltre il 6%, probabilmente non è altro che la conseguenza di quella scelta sui titoli greci e della decisione dell’ISDA, a seguito della quale gli Hedge Fund quasi sicuramente disertarono la seduta. Ma del resto lo sappiamo bene che i titoli di Stato italiani ultimamente li compra solo la BCE. Dove sta la novità?
Andiamo oltre. L’ISDA è composta da numerose banche, tra le quali la Goldman Sachs e la Merrill Lynch, per cui potrebbe anche venire il dubbio di un conflitto di interessi tra chi emette i titoli e chi decide se poi saranno pagati. Ma questo è sufficiente per poter parlare di complotto delle grandi banche?

Aggiungiamo altri fatti. Qualche decina di giorni fa, dopo qualche seduta di forte pressione sui titoli di Stato francesi, Standard & Poor’s invia una mail ai propri abbonati con la quale annuncia l’imminente downgrade del debito sovrano francese, insomma anche la Francia fuori dalla tripla A. Dopo qualche minuto arriva la smentita: si tratta di un semplice errore tecnico.
Ovviamente ci si deve chiedere se è possibile uno scenario in base al quale una agenzia di rating internazionale, che ha il potere di decidere l’affidabilità di un intero paese, possa commettere un errore così grossolano e nel contempo catastrofico, visto lo scompiglio sui mercati. Un errore del genere dovrebbe essere seguito dall’immediato licenziamento di numerosi dipendenti.
È possibile, però, una seconda lettura della vicenda, e cioè che le agenzie di rating (tra l’altro le principali, con sommo gaudio dei complottisti, sono tutte anglosassoni) hanno una sorta di guinzaglio corto, nel senso che possono toccare alcuni paesi come la Grecia e l’Italia, ma nel momento in cui toccano i pezzi grossi, Francia e Germania, succede qualcosa.
E cosa succede esattamente? Succede che la Francia protesta vibratamente e porta alla UE una riforma delle agenzie di rating che dovrebbe imbrigliare i poteri delle stesse. In questi giorni questa riforma sarà discussa alla plenaria del Parlamento europeo, ma (!) il commissario francese porterà all’approvazione un progetto molto meno ambizioso rispetto all’iniziale intenzione.
Ecco il complotto direte voi! Ma in realtà, conoscendo gli avvenimenti preesistenti la spiegazione è molto più ovvia, sapendo che da anni l’Europa non è riuscita a creare una sua agenzia di rating per i noti dissidi interni, per cui sul mercato vi sono quelle anglosassoni, quelle asiatiche, e basta.

Allora, possiamo iscrivere questi avvenimenti nella tela del Grande Complotto, oppure più banalmente possiamo inserirli in un insieme di lotte di potere e di particolarismi all’interno di un’Europa (ma non solo) sempre più frammentata, nella quale sempre più prepotentemente cerca di inserirsi il gigante americano, a mezzo dell’FMI, il quale cerca a sua volta di plasmare il futuro del poco efficiente EFSF (fondo salva Stati), trasformandolo in un ESM (European Stability Mechanism) a sua immagine e somiglianza.
Alla luce di queste circostanze è più semplice e realistico pensare che siamo di fronte ad una pletora di particolarismi che si combattono e si confrontano l’uno con l’altro cercando di prevalere, e che talvolta per mera convenienza e per interessi agiscono di comune accordo. Oggi, di fronte ad una crisi che minaccia di abbassare il livello di vita di tutti, è plausibile che le varie Nazioni si scornino tra loro cercando di trarre vantaggi competitivi. Sono dinamiche che proprio noi italiani ben conosciamo, visto che alcune forze politiche di primo piano ogni giorno minacciano secessioni, erroneamente convinti che nelle separazioni si trovi la soluzione dei problemi globali, ed è la stessa cosa che accade adesso all’Europa. Insomma, di fronte ad un piatto che basta solo per pochi, siamo gli uni contro gli altri armati!

Ed è all’interno di questa lotta continua che bisogna inserirsi con lucidità, con avanzata comprensione dei problemi e delle dinamiche che reggono la politica e la finanza internazionale, e scegliere i propri rappresentanti politici, non sulla base dei particolarismi individuali, quanto bensì della competenza. Trincerarsi dietro il complotto internazionale serve soltanto a semplificare le questioni, e credere agli omini verdi svia l’attenzione dai reali problemi del paese. La realtà è che l’Italia è da almeno una decina d’anni che non ha più alcun peso a livello internazionale, per cui gli altri paesi, Francia in primis, cercano di fare i propri particolari interessi (cosa comprensibile tra l’altro) anche a nostre spese.
Non è storia di oggi, basti ricordare che ad agosto si è consumata una lotta all’interno della BCE, che si è chiusa con le dimissioni del commissario tedesco, perché voleva che Grecia ed Italia fossero lasciate al loro destino. Adesso la BCE è retta da un italiano, il cui primo atto è stato di abbassare i tassi di interesse, contravvenendo alla politica antinflazionistica decennale della Banca centrale europea. In un momento storico di forte crisi, un atto del genere vuol dire smettere di preoccuparsi dell’inflazione (preoccupazione principalmente tedesca), ma iniziare a preoccuparsi dello sviluppo e della crescita dell’Europa. Ecco che le lotte intestine le vediamo fin dentro le occulte stanze della principale banca europea.

La verità è che non c’è nessun grande complotto, specialmente massonico visto che anche la massoneria da secoli si è spezzata in più filoni, e il Grande Fratello va in onda su Canale 5, e non è nemmeno così intelligente!
Ma solo smettendola di raccontarci favole possiamo capire che la realtà è molto più semplice, noi italiani abbiamo bisogno di recuperare quel terreno che gli ultimi governi ci hanno immancabilmente fatto perdere, principalmente dobbiamo recuperare stabilità dei conti, dobbiamo alimentare una crescita economica che manca da troppo tempo, dobbiamo recuperare credibilità internazionale, e solo in questo modo potremo tornare ad essere un paese che conta qualcosa in una Europa sempre meno unita.
Ed ecco perché adesso noi abbiamo bisogno non di un governo debole che non sia in grado di fare altro che applicare qualche pannicello caldo sui conti per poi lasciarci tra qualche mese in condizioni peggiori, ma di un governo che sia davvero di unità nazionale, che possa porre in campo quelle riforme essenziali per riavviare finalmente, dopo oltre 15 anni, la crescita dell’economia e nel contempo ristabilisca quelle regole minime perché la competizione politica possa essere veramente democratica.

Ad oggi la BCE ha comprato circa 194 miliardi di titoli di Stato italiani, mentre gli altri paesi e le banche degli altri paesi se ne stanno liberando a man bassa, perché non si fidano più di noi. Da qui ad aprile 2012 andranno a scadenza altri 300 miliardi. La BCE non ha sufficienti fondi per comprarli. Questa è la cruda verità.
Quindi, non è che la BCE, l’Europa, stanno venendo qui ad occuparci militarmente, siamo noi italiani, con i nostri disastrati conti, con i nostri dissidi interni, incapaci di eleggere una classe politica degna di questo nome da anni, che andiamo lì a chiedere il loro aiuto.
L’UE sono anni che ci dice che dobbiamo rimettere i conti a posto, che tuona contro la nostra finanza allegra e i funambolismi economici, e i nostri governi se ne sono bellamente fregati, tirando a campare ed attenti solo a non scontentare l’elettorato di riferimento, e a noi italiani ha fatto comodo poter vivere al di sopra delle nostre possibilità, spendendo ogni anno più di quanto producessimo (certo, una parte del paese sta meglio e il grosso sta peggio, ma l’equità sociale è ben altro discorso).
Alla fine i nodi vengono al pettine e l’Europa con la famosa lettera ci ha detto: visto che non fate nulla, adesso vi diciamo noi cosa fare. Ma ciò che chiede l’Europa è di rimettere i conti in ordine, in modo che i nostri disastrati conti non danneggino gli altri Stati membri della UE a cascata. Se ciò accade è tanto strano che le altre nazioni pensino agli affari loro e ci impongano delle misure economiche? Sta a noi prenderne atto e decidere: se i conti li rimettiamo a posto da noi, tanto di guadagnato, altrimenti ce lo imporranno loro, e allora saranno loro a decidere in che modo farlo.

Immaginate un condominio dove tutti cercano, con mille difficoltà, di tenere a posto la propria casa, tranne un solo condomino che si disinteressa di tutto: non partecipa alle riunioni dell’assemblea, non paga le bollette condominiali, e lascia che casa sua vada in rovina, con tubi che perdono e pareti che si sfasciano. Dopo 10, 100, 1000 proteste, il resto dei condomini gli fanno causa e tentano di scacciarlo prima che crolli l’intero palazzo. E il condomino che fa? Accusa il complotto intercondominiale. Le prove? Un verbale di assemblea di decenni prima dove alcuni condomini si erano riuniti “segretamente” nel sottoscala al fine di acquistare alcuni appartamenti e venderli a privati esterni!

Dire che oggi un governo tecnico di Monti è una rinuncia alla sovranità nazionale è un evidente errore, ma già parlare di governo tecnico è sbagliato, perché nessuno governo può mai dirsi “tecnico”. Piuttosto tale definizione è l’unica possibilità ormai di far digerire agli italiani, schifati da questa politica, un governo.
Il governo Monti, invece, è la tragica presa d’atto che la politica ha fallito, e non è stata in grado di fare quello che doveva negli ultimi 15 anni. E quando si dice che Monti viene (sic, come fosse uno straniero!) in Italia per fare quello che hanno deciso Trichet e Draghi, purtroppo, e sottolineo purtroppo, è vero almeno in parte, ma non c’è nessuno complotto, è così solo perché i nostri governi, quei governi che NOI abbiamo scelto o che NOI non siamo stati in grado di mandare a casa perché incapaci, non sono stati in grado di fare nulla se non arricchirsi personalmente!

Allora, pillola azzurra: fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e potrai credere a quello che vorrai, credere che gli imprenditori vanno in politica per il bene del paese, senza pensare alle proprie aziende, perché sono ricchi di proprio e non hanno bisogno di rubare, potrai credere che esiste un complotto transnazionale, una sorta di grande fratello che tutto può e tutto vede ed è in grado di imporre in tutto il mondo la sua volontà, contro il quale nulla si può e quindi non resta che disinteressarsene e tirare a campare, potrai credere agli omini verdi e alle scie chimiche….
Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e cerchi di capire che la tana del bianconiglio è molto più profonda e complessa di quanto ti hanno sempre voluto far credere.

  1. Grazie per questa tua preziosa esposizione caro Bruno.

    ” … un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto

    In effetti, la sfida è proprio questa, cercare di comprendere il più possibile i loro intrallazi.  😀

    Credere agli omini verdi svia l’attenzione dai reali problemi del paese e come te, mi sembra che ci si trovi di fronte ad un insieme di lotte di potere e di particolarismi all’interno di un’Europa frammentata, dove cerca di inserirsi il gigante americano ed i vari Fronti Monetari-Finanziari.

    Anch’io penso che noi ora abbiamo bisogno non di un governo debole, ma di un governo che sia davvero di unità nazionale, che possa porre in campo quelle riforme essenziali per riavviare finalmente, dopo oltre 15 anni, la crescita dell’economia e nel contempo ristabilisca quelle regole minime perché la competizione politica possa essere veramente democratica.  Il dramma è che a sostenere questo governo e a votare i provvedimenti che eventualmente proporrà, abbiamo i parlamentari nominati dal puttaniere, quelli che hanno votato per Ruby nipote di Mubarak per intenderci, e la vedo davvero grigia, non osando immaginare cosa chiederanno e otterranno in cambio. Che gliene può importare a uno Scilipoti del default italiano?

    Niente più pillole però, nè rosse nè azzurre.  :mrgreen: