Da Rimini a Persiceto

E’ la prima volta che scrivo su un blog e mi sembra buffo farlo su un blog che ha come tema Persiceto, da non perscietana ‘doc’.

Vorrei allora parlare proprio di questo, di come sia vivere a Persiceto non essendoci né nati né cresciuti e non lavorandovi. E con l’idea che non sarà per sempre. Si potrà pensare che si tratti di una condizione anomala, ma in realtà negli ultimi anni mi è accaduto di parlare con diverse persone che vivevano o avevano vissuto per un certo periodo da queste parti, per il semplice motivo che si potevano trovare affitti meno cari che a Bologna e che si era comunque ben collegati agli altri centri della regione grazie alla stazione ferroviaria.

Benché non si tratti di una situazione così infrequente, non posso negare di vivere spesso in una condizione di alienazione. Eppure non vengo da troppo lontano. Sono infatti di Rimini, dove ho trascorso i primi diciannove anni della mia vita, quando – risalendo la via Emilia – sono arrivata a Bologna per l’università, e poi – invece di tornare indietro e senza andare troppo lontano – sono approdata a S. Giovanni in P.

Ricordo che la prima volta che ci sono venuta, in uno slancio, ne ho paragonato il centro a quello della romagnola e familiare Santarcangelo. Certamente in veste “bassa emiliana”. E allora le immagini e le atmosfere che si affollavano nella mia mente erano quelle dei film di Peppone e don Camillo, dei libri di Pederiali, del divertente saggio di Berselli Quel gran pezzo dell’Emilia. Sicuramente ne avevo un’idea un po’ ingenua e romantica, ma “ero giovane” e piena delle migliori intenzioni.

Questo per descrivere lo stato d’animo con cui sono arrivata qui. Adesso, dopo tre anni, questo blog mi dà l’occasione per iniziare a fare qualche bilancio. Ho già usato la parola “alienazione”. Sì, perché quando uno arriva a Persiceto e inizia a viverci per un po’, a fare la spesa, ad andare al mercato, dal fioraio, al bar, al cinema, in edicola… si rende conto di essere arrivato in un posto dove c’è una bella comunità, in cui tutti si conoscono da generazioni e dove, inevitabilmente, si sente sempre un estraneo. Allora si chiede: e io come faccio a interagire con gli altri?

Spesso mi sembra che si dia per scontato che qua vivano solo persicetani veri e propri. Ma ci sono anche altre persone, magari di passaggio, magari che vengono da lontano, magari che fanno lavori che non li mettono in contatto con il territorio in cui vivono, e che magari si stanno chiedendo: e io come faccio a interagire con gli altri?

  1. Eh già. Qui la gente si conosce dall’infanzia o quanto meno dalla gioventù. Tutti hanno i loro bravi giri e le loro compagnie, di solito molto consolidate: per chi viene da fuori – in età adulta, almeno – non è facilissimo inserirsi. In questi tre anni mi sono venute in mente spesso le parole del mio amico Richard Klein. Americano con una storia fatta di molto girovagare, aveva trascorso dieci anni a Persiceto prima di fare su baracca e burattini e trasferirsi a Wellington, Nuova Zelanda. Quando lo andai a trovare – di mio babbo era diventato un po’ amico al lavoro – mi raccontava di questo e di quello. E tra le altre cose mi diceva, nel suo splendido italiano “Eh, caro mio! io sono arrivato lì che non avevo conoscenze. E lo sai cosa vuol dire in Italia non avere conoscenze vero?” Confesso che allora non lo sapevo, e adesso lo so. e se è difficile per me, che vengo da Sammartini, o per te che sei di Rimini, figurati per uno che viene dal New Jersey. Non parliamo poi di un arabo o un pakistano…

  2. L’integrazione.

    “Francesco:

    Non parliamo poi di un arabo o un pakistano…”

    Molto bello il tuo articolo cara Agnese.

    Avevo preparato una Categoria tra gli argomenti dal nome “Extracomunitari e Integrazione”, ed ecco che in un attimo hai ampliato enormemente l’orizzonte del concetto integrazione, dal Magreb extracomunitario, dalla Nuova Zelanda citata da Francesco a Rimini.

    Senza contare i nostri emigranti, quando tornano dopo alcuni anni passati all’estero. Tutto cambiato, e gli amici di una volta che faticano a riconoscerli. E l’emigrante tornato a riconoscere loro.

    L’integrazione insomma è una tematica che tocca tutti quanti noi, anche quando arriviamo solo da Sammartini.

     

  3. Benvenuta Agnese nel nostro Blog e vedi, senza volere hai già trovato, con questo Blog, alcuni amici che ti ascoltano e ti rispondono e che interagiscono con te.
    Tutto ciò è ben piccola cosa, ma è un punto di partenza che ci deve far riflettere e capire con quali strumenti e occasioni si potrebbe risolvere il problema della “Integrazione” in un paese che accoglie ma che non sa dialogare con gli accolti.
    Bene, poniamoci questo problema e mettiamo idee e suggerimenti per risolverlo. 

  4. Persiceto accoglie e ha delle iniziative anche molto belle al riguardo. Ho scoperto da poco che ci sono qui 25 profughi africani scappati dalla Libia in guerra: questo fa onore a Persiceto e all’amministrazione. Però rimane il fatto che è vero che se vieni da fuori la gente del posto non ha subito la curiosità di chiederti “Ciao! Non ti conosco, piacere, io sono x e tu chi sei?”… un po’ forse è legato al fatto che esistono pochissimi luoghi di vera aggregazione per chi è nuovo, un po’ perché la gente qui sta bene e quindi finisce per non disiderare altro, e nemmeno desiderare “l’altro” come persona, anche se lo tollera. 

  5. Grande Agnese, …ma siamo matti? non siam micca qua a der al doulz al zòcar!
    Pensa mò che abbiamo passato la vita a vedere sempre le stesse facce, e in estate la domenica mattina partivamo coi motorini alle 6 per arrivare al tuo mare, prendere il sole, mangiare la piadèina e conoscere la gente come te.
    Benvenuta! 

  6. Ciao Agnese e benvenuta da un’altra Persicetana “non doc” ma felice di essere in quel di Persiceto… (provengo da Classe di Ravenna) 

    All’estero, per interagire mi dicevano di andare in chiesa, lì ti accolgono tutti e ti trovi integrata in un secondo..per chi non è sintonizzato in quella direzione mi vien da dire che quello che stai facendo è la giusta via..il caffè al bar con le 2 chiacchiere con la barista che piano piano si estendono agli altri clienti come per la fioraia ecc.

    Ho però scoperto anche  esserci parecchie iniziative che, causa tanta pubblicità ovunque di tutto e di più, a volte passano inosservate.
    Uno dei posti giusti dove cercare eventi/situazioni che potrebbero interessarci è sul  sito del Comune, c’è un calendario con appuntamenti di tutti i generi, bisogna solo cercare con calma.

    I Romagnoli sono famosi per la loro cordialità e simpatia, immagino che sei benvoluta da tutti quelli che hai intorno.
    Ciao

  7. Grazie a tutti. In realtà nel corso di questi anni ho potuto apprezzare luoghi, volti e momenti della vita di Persiceto, di cui magari potremo parlare insieme un’altra volta. Più che mancanza di eventi e iniziative, a volte si percepisce una certa mancanza di curiosità. Questo, ovviamente, non riguarda solo Persiceto. Forse però si potrebbe fare qualcosa. E questo blog mi sembra una bellissima iniziativa per aprirsi un po’.

  8. Carissime, vedete che qualcosa è già venuto fuori.
    Io nel mio intervento sono stato un po severo e volutamente provocatorio nel giudizio “Un paese che accoglie ma che non sa dialogare con gli accolti”, non è proprio così, infatti basta scegliere un argomento e subito si possono trovare momenti di incontro e di confronto.
    Anche io non avrei seguito il consiglio dato a Lorena di andare in chiesa, ma ad esempio avrei scelto di aggregarmi ad un movimento sportivo poi ci sono occasioni culturali, e una volta anche politiche che oggi languono purtroppo  grazie alla mancanza di idee e iniziative interessanti che i partiti una volta sapevano dare.
    Per la mancanza di curiosità, intanto, come dici tu, cominciamo da questo Blog e vedrai che qualcosa di curioso e interessante verrà fuori.  

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