Da che parte per la Libia?

Missione per la LibiaCome disse qualcuno una volta, la situazione è talmente tragica da sembrare comica, oppure, per dirla all’americana, che adorano gli acronimi: SNAFU, cioè situation normal, all fucked up (trad. situazione normale, tutto a puttane!).
Ecco si potrebbe cominciare dagli americani che hanno tanta democrazia da doverla esportare ogni tanto da qualche parte, oppure dai francesi, che si sono lanciati a capofitto nella spedizione in Africa per spodestare il colonnello libico dal suo trono macchiato di sangue. Sarkozy è stato così lesto ad imbracciare il fuciletto che tutti gli altri, inglesi in primis, si sono ritrovati spiazzati, e quindi tutti giù a rincorrere il piccolo napoleone per evitare che lasciasse loro solo le briciole della campagna d’Africa.

Ma sì, vi sento, vi sento quando dite che in realtà l’intervento in Libia è un intervento umanitario, ma certo, nessuno lo mette in dubbio, il problema è di definire meglio il concetto di umanità!
Partiamo dai francesi che, appena in volo i Mirage, hanno parlato dell’obiettivo di affermare una supremazia nel mediterraneo. A Sarkozy occorre migliorare la sua immagine se vuole puntare a rimanere all’Eliseo.
Poi abbiamo gli americani che, scorti i Mirage in volo, si sono affrettati a lanciare i loro missili Tomahawk per mostrare che il comando ce l’hanno loro. La solita gara al testosterone!
Poi si sono aggregati gli inglesi per vendicarsi della cacciata delle loro aziende petrolifere dalla Libia nel 1970, insieme a 200.000 italiani tra l’altro. Nel ’70 Gheddafi nazionalizzò i pozzi, e poi affidò parte di essi all’italiana Eni. Eh sì, noi abbiamo fatto parecchi ottimi affari con il colonnello, dove per noi si intendono le nostre aziende, non certo gli italiani. Gli inglesi, comunque, non dimenticarono.
A questi si sono aggregate le dichiarazioni, solo quelle al momento, dell’Italia che chiedeva parte attiva all’operazione, probabilmente intendendo l’operazione di distribuzione dei “vantaggi” post liberazione.
In realtà tutti sono andati lì non tanto per liberare i poveri libici oppressi, quanto piuttosto hanno preso la palla al balzo per le loro conquiste pseudo coloniali. Molti hanno intravisto nelle operazioni di ricostruzione post bellica un formidabile affare, del resto oggi si fa così, se si ha una guerra, un terremoto, un cataclisma, mica ci si strappano i capelli per i morti, no, si ride, possibilmente alle 3 di notte, per le ricche possibilità di ricostruzione successive. Chissà some staranno ridendo in Giappone, vista la devast…. pardon, le ricche opportunità che sono affiorate dal mare …

Ma è tutto sempre molto, troppo complicato. Ad esempio, tanto per tornare nel Bel Paese, quando i primi focolai si sono accesi nel nord Africa, tutti lì ad sperare che non accadesse nulla. Il governo si è dovuto addirittura distrarre dalle sue incombenze istituzionali, cioè la protezione del padrone delle TV, per dire che noi (noi?!) eravamo con i legittimi governi, e si auspicava un ritorno alla normalità in breve tempo. E certo, mica vogliamo spodestare dal trono lo zio di Ruby, poi chi ci manda le nipoti in carriera?
Dopo, però, è toccato all’altro zio, quel Gheddafi che ogni tanto, quando ci viene a trovare, pianta le tende nel centro di Roma e si porta il suo zoo personale. Quando Moustapha provò a fare una cosa simile qualche anno prima lo arrestarono e lo buttarono fuori dall’Italia in 2 giorni. Ma si sa, in Italia tutto è relativo!
Quindi, in prima battuta i nostri governanti si sono fatti un po’ di conti. Ci serve Gheddafi? Eccome, ci manda il gas, ci finanzia le aziende costantemente in perdita perché i nostri imprenditori non capiscono un’acca di imprese, ci tiene lontani gli immigrati facendo in modo che non arrivino alle coste italiane e li fa schiattare nelle carceri libiche, così l’elettorato non li vede nemmeno e non si rivolta contro di noi, e i suoi soldi, come sanno tutti, non puzzano. Eccome se ci serve.
Quindi si fissò la linea di politica estera e fecero tornare il ministro competente, si fa per dire, dalle sue perenni vacanze sulla neve. Arrivò la limousine dalla quale non scese nessuno, e tutti capirono che era il nostro ministro degli Esteri, il quale lesse qualche comunicato non troppo complesso a favore dell’inventore del bunga bunga, e dopo aggiornò il sito del ministero con le foto delle vacanze.

Man mano le cose si sono purtroppo complicate, in Europa hanno congelato i soldi libici, sia quelli istituzionali sia quelli privati del Rais (del resto lì non c’è differenze tra i due, un po’ come da noi se ci pensate). Qualcosa lo dobbiamo fare anche in Italia, si saranno detti. Cercano i migliori cervelli del governo, poi prendono quelli che trovano ed elaborano la nuova politica estera: si congelano i soli soldi dello Stato, non quelli privati del Rais. Poiché era un po’ difficile distinguere i due tipi, si è fatto un po’ alla cieca: siccome in Unicredit i soci e la Lega erano contrari al peso eccessivo dei libici, quegli investimenti sono stati congelati, poi anche quelli in Juventus, Fiat, Finmeccanica, in altri casi no. Insomma un po’ tutto così, come viene!
Risultato: critiche dall’Europa e minacce dagli insorti libici che ci accusano di spalleggiare il Rais. Strano, come lo avranno capito?!
Che poi bisogna anche chiarire, il congelamento non vuol dire che i soldi ce li prendiamo noi, no, vuol dire solo che per il momento il socio libico non ha diritto di voto ma si prende lo stesso i dividendi e i proventi delle sue partecipazioni. Su conti creati appositamente!!!!
Chi vuol capire capirà….

Ma dopo qualche tempo il devoto baciamano del nostro presidente del Consiglio al libico colonnello e tutti i privilegi concessigli, sembravano tramontati e gettati nel dimenticatoio, quando l’Italia è scesa in guerra, o forse dovremmo dire in pace, al fianco di Francia, Usa e Gran Bretagna, fornendo le basi logistiche di appoggio ed anche aerei di supporto.
Ma come, tutti i trattati, gli accordi, le promesse, le scampagnate e i bunga bunga con Gheddafi, che fine hanno fatto?
Il trattato anti immigrazione, un’altissima operazione di ingegneria sociale in base alla quale noi riempivamo di soldi il Rais e lui fermava gli immigrati prima che noi potessimo anche vederli?
Le motovedette regalategli e gli uomini inviati per addestrare i libici a queste operazioni anti immigrazione?
E tutti gli investimenti del Rais in Italia, grandemente attesi dai capitani coraggiosi e senza soldi dell’imprenditoria italiana? Investimenti nella Juventus, in Unicredit, accordi con Finmeccanica per armi, le armi che noi vendiamo loro?
Tutta roba passata, chi se ne frega, guardiamo avanti, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce o passato dicono a Napoli. E noi italiani siamo molto bravi a dimenticare subito, e non ricordiamo più che siamo soliti ai voltafaccia dell’ultimo minuto. Come nel 1914 quando segretamente avviamo trattative con la coalizione antiaustriaca dopo decenni di ferrea alleanza con l’Austria, oppure come nel luglio del ’43 quando Badoglio dichiarava “la guerra continua al fianco dell’alleato germanico”. Beh, i tedeschi ci conoscevano bene, e non appena sentirono la dichiarazione del maresciallo d’Italia, ci invasero comprendendo che già avevamo accordi con le altre parti in causa. A settembre fu ufficializzato il salto della quaglia spezzando in due l’Italia parzialmente occupata dai nazisti.
Per non parlare dei bombardamenti nella Jugoslavia. Fedeli alla Nato andammo a bombardare senza fiato profferire, peccato che quello che bombardavamo, Zastava in primis, erano fabbriche costruite dagli italiani, con i soldi degli italiani, e con le maestranze italiane.
La verità è che siamo un popolo di voltagabbana, basta guardare i nostri politici per capirlo, sempre pronti al classico salto della quaglia in nome del classicissimo “tengo famiglia” che è il vero ed unico collante dell’unità nazionale, pensiero unico che ci accumuna da nord a sud.
Così l’Italia cambia bandiera ancora una volta e va contro il Rais che prima era onorato e riverito, con tanto di baciamano del sig. B., quando veniva in Italia. Il cambio di politica estera è stato accolto dalla comunità internazionale con una sonora risata sbertucciando l’italietta dei furbetti, patria dell’improvvisazionismo più scellerato.

Ma il diavolo fa le pentole senza i coperchi, e si aggiunge il terzo incomodo nella commedia, quella parte di popolo che appoggia il partito di governo si fa sentire su siti e blog criticando l’interventismo italico. Esemplificativo un commento: “Gheddafi è brutto, sporco e cattivo, ma ci serviva. E ora? Ma che cervello avete, diamo tutto a Sarkozy e Cameron? Siete proprio imbranati, Silvio dai retta a Bossi”, che ci pare la sintesi più puntuale dei ragionamenti degli elettori in Italia!
Se vogliamo tradurre il saggio pensiero dell’esperto commentatore, possiamo dire che prima eravamo gli unici ad avere accordi con la Libia, che ci dava un sacco di belle cose, in cambio di un sacco di soldi che pagava però solo il popolino italico. Adesso, legittimando l’intervento in Libia al fianco di Francia, Usa e Gran Bretagna, saremmo quelli che rischieranno di più lasciando tutti i vantaggi a Francia e Gran Bretagna. Che intelligenza, che analisi politica, la quintessenza dello statismo!

E quindi? Altro salto della quaglia e il Rais non si tocca più. Però c’è il problema che noi abbiamo già dato le nostre basi, e quando si cedono le basi scatta l’extraterritorialità. Ma non c’è complicazione, un po’ di fumo, un po’ di chiacchiere, e tutto si risolve. Quindi noi andiamo in Libia ma non spariamo (per cui dobbiamo ritenere che i nostri Tornado siano lì solo per un saluto al Rais, al costo di 200.000 euro a saluto, si intende), chiediamo una guida Nato per l’operazione, per non lasciarla ai vicini di liberazione, e via dicendo. Un po’ come quel ministro che, dopo il disastro di Fukushima, dimostrò il suo reale “interessamento” per la salute dei cittadini dicendo: “qua rischiamo l’elettorato, non possiamo continuare col nucleare!”.
Con queste fantastiche folgorazioni sulla via di Damasco, il governo spera di prendere tempo, di boicottare la missione in Libia, insomma si farà di tutto per depotenziare l’intervento e sperare che Gheddafi resista e continui ad omaggiarci con i suoi soldini. In tal caso si dimenticherà del doppio voltafaccia italiano? Prenderà dei provvedimenti, tipo nazionalizzare gli investimenti italiani in Libia? O si limiterà a togliere l’amicizia su Facebook a mister B.? Vedremo.
Salvo altri futuri salti della quaglia, si intende.

Nel frattempo leggiamo i giornali e vediamo che il pilota americano dell’F15 caduto in Libia (dicono per guasto tecnico) viene accolto al grido di “viva Obama, viva l’America”, cose che non si sentivano da anni, e in un solo giorno gli Usa recuperano parte della credibilità bruciata in anni di politica estera alla Bush, caratterizzata da “Yankee go home”. Nessuna necessità di azioni spettacolari dietro le linee nemiche per liberare il pilota, accolto dagli insorti con tutti gli onori dedicati ai liberators. Tutto ciò dovrebbe anche significare qualcosa, oppure no?
Chissà, forse per la prima volta si potrebbe avere una degna applicazione del Principio della Responsabilità di proteggere le popolazioni minacciate dai propri regimi, voluto da Kofi Annan nel 2005.

Ma se siete qui a leggere perché vi aspettate una risposta da me, sappiate che avete sbagliato luogo, non devo darvele io le risposte, ognuno di voi si darà la propria. Ma una cosa la voglio dire, qualunque sia la linea che seguite, qualunque sia la tesi che sposate, credo che dovremmo imparare tutti ad essere un po’ meno ipocriti.
Se siamo d’accordo ad un intervento in Libia, perché non è giusto che un dittatore spari sul suo stesso popolo, poi non possiamo accusare il vicino di campagna di essere al nostro fianco solo per il petrolio o per la possibilità di investimenti in Libia, perché anche noi in verità siamo lì proprio per quello, anzi noi facevamo prima quello che adesso accusiamo gli altri di voler fare in futuro. La liberazione dei libici oppressi sarà, semmai avverrà, un “inserto” dell’operazione, come quello che troviamo quotidianamente nei giornali.
E dobbiamo ricordarci che qui, su questa Terra, nessun paese è “santo”, e soprattutto nessuno, specialmente in epoca di crisi, si può permettere di spendere milioni di dollari per un intervento senza poi pretendere un qualche vantaggio dopo. La guerra, questa guerra, costa agli Usa 300 milioni a settimana!
Altrimenti siamo solo in una posizione ambigua, di chi interviene solo perché la Libia è vicina a noi, mentre altri paesi, la cui situazione è più grave, non ci interessano minimamente.

Se invece siamo contrari alla guerra, per principio, perché non è giusta, allora dovremmo essere coerenti e dire che anche le altre guerre non erano giuste. E non ha alcun senso chiedere ad un pacifista quale soluzione adottare, adesso, per la Libia, la risposta più ovvia è che, dato l’appoggio che tanti hanno concesso al Rais, la soluzione la devono trovare loro. È la solita stupida processione di giornalisti ad un pacifista convinto, per poi poterlo, credono, prendere in castagna sostenendo che ad essere pacifisti tout court si finisce per appoggiare i dittatori. E no, ci dovevate pensare voi prima, e adesso provate a chiedere, invece, a chi ha appoggiato, sostenuto e fatto crescere il dittatore, chiedetelo a lui cosa ha intenzione di fare.
Di sicuro, però, non è possibile dire, come ho letto spesso negli ultimi giorni in rete, che questa guerra non s’ha da fare quando  non si è detto nulla per l’Iraq, la Bosnia, il Kosovo, l’Afghanistan. Perché altrimenti è chiaro, lampante, di solare evidenza, che tutto si riduce ad un semplice interesse di parte. La Libia non si deve toccare perché ci servono i suoi soldi, i suoi investimenti, il suo gas, e la sua protezione, come si trattasse di mafia, nei confronti dell’invasione scalza. Gli altri, invece, Iraq, Afghanistan, ecc… sono troppo lontani per interessarci davvero, e quindi vadano pure a farsi fott….

La realtà è che Gheddafi è stato lì per troppi anni con la complicità nostra, di noi italiani, e degli stessi Stati che adesso lo vogliono destituire, e per anni ha fatto esattamente quello che fa anche oggi. Per cui, se proprio vogliamo farla questa guerra, facciamola bandendo via le ipocrisie, e facendo in modo che il futuro di quel paese non sia uguale al suo passato. Se proprio vogliamo farla questa guerra, cerchiamo le giustificazioni giuste non solo per l’intervento, ma anche per le complicità delle democrazie con il despota africano, noi per primi che lo abbiamo riempito di soldi. E sarebbe pure ora che qualcuno si prenda le sue responsabilità, per quello che ha fatto, o tollerato, o finto di non vedere in passato e nell’immediato presente!

  1. Adesso, legittimando l’intervento in Libia al fianco di Francia, Usa e Gran Bretagna, saremmo quelli che rischieranno di più lasciando tutti i vantaggi a Francia e Gran Bretagna. Che intelligenza, che analisi politica, la quintessenza dello statismo!

    Sarei curioso di sapere cosa realmente pensano oggi le grandi aziende, la confindustria e tutti quelli che hanno sostenuto il nano fino ad ora, assicurando nei talk show che la nostra immagine nel mondo era cresciuta e che il buffone puttaniere la consolidava sempre più.

    Oggi i nodi (alcuni) vengono al pettine. La probabilità che tutti gli interessi italiani in Libia vadano perduti è altissima, e solo perchè l’utilizzatore finale ha ridotto il prestigio e l’immagine del nostro Paese a quello di un postribolo di infima categoria.

    “Noi”, i cittadini normali, non avremmo guadagnato nulla da quegli affari; nulla otterremo e nulla perderemo se Eni, Impregilo & Co. comquisteranno nuovi  e più vasti affari libici o se saranno scacciati da francesi ed inglesi.  Erano affari loro quelli, non della gente normale. Noi quindi non perdiamo nè guadagniamo nulla dalla guerra libica.

    Chi è in profonda disperazione è chi invece ha scommesso sul puttaniere statista.  :mrgreen:

     

    È la solita stupida processione di giornalisti ad un pacifista convinto, per poi poterlo, credono, prendere in castagna sostenendo che ad essere pacifisti tout court si finisce per appoggiare i dittatori. E no, ci dovevate pensare voi prima, e adesso provate a chiedere, invece, a chi ha appoggiato, sostenuto e fatto crescere il dittatore, chiedetelo a lui cosa ha intenzione di fare.

    Aspetto controverso questo.

    Gino Strada è un eroe, un personaggio (un medico) fantastico da rispettare sempre e comunque per la sua coerenza, espressa sulla sua pelle. In un discorso ampio ed articolato, lui ha ragione.

    Detto questo,  … sentite le grida dei pacifisti, immaginiamo una mamma che sente improvvisamente le urla strazianti della sua bambina e accorrendo la trova tra le grinfie di un paio di grassi bavosi che la stanno brutalizzando.

    Che si fa?

    Lasciamo che bimba e bruti se la sbrighino da sè?

    Certo, possiamo sempre disquisire che quella mamma sapeva bene che non doveva lasciare la bimba sola, nè tantomeno acconsentire che andasse a giocare nel cortile dei bruti. E poi era noto che quei bruti tali erano, che già di cotte e di crude si era consentito loro di farne, (da noi complici che avremmo potuto impedirlo) e nessuno mai di noi a sgridarli e fermarli, impedendo che reiterassero! E nessuno mai a spiegare meglio a quella mamma come accudire la bambina in sicurezza.

    Certo avremmo dovuto pensarci prima!

    … e che tutto sia lasciato com’è dunque. E bimba e bruti se la sbrighino da sè ?

    Forse come dici tu, (visti gli interessi in gioco) per la prima volta si potrebbe solo avere una degna applicazione del Principio della Responsabilità di proteggere le popolazioni minacciate dai propri regimi, voluto da Kofi Annan nel 2005.

    Ma saprà l’Onu (e le forze per esso in campo oggi) esprimere d’ora innanzi tale principio anche per le aree prive di interessi economici o strategici?

  2. Quanti argomenti, a incastro quasi. Se approcci uno, ci lasci brandelli di carne e finirai per uscirne  a pezzi. Inizio con una premessa: penso che quando si parla, senza uno specifico mandato, si rappresenti solo se stessi.
    Io chi sono? Perché parlo? Qual’è il mio fine? Sono chiara nell’esposizione? Onesta intellettualmente?
    Dunque, sgombriamo il campo subito, con una piccola polemica: tutto quello che fa questo governo, non mi interessa. Se entro in un argomento, a berlusca imperante, parlo di lui, non di Libia o di petrolio o di diritti umani. Questa è mia opinione.
    Dunque, se UK e Francia mi autassero a disfarmene ( e solo loro possono, noi evidentemente non siamo in grado), guarderei ai due briganti e mezzo con favore (dopotutto Ghandi sperava on Mussolini e, si sussurra, perfino in Hitler, per liberarsi dagli inglesi).
    Solo se si  ricomincia ad avere una politica estera si potrà parlare in termini di valutazione. Noi non l’abbiamo; per colpire lo Stato, Bandana e soci hanno smantellato le ambasciate (mica messe bene anche prima), depotenziandone la funzione di orecchio e occhi sul territorio; ci hanno screditato internazionalmente, sputando sull’Europa, con l’aiuto dei corifei che, per appoggiarli, hanno iniziato a insultare chiunque non fosse amico del cavaliere, Finlandia o Spagna, basta che se magna; hanno continuato ad appoggiare missioni insensate come quelle  in Afghanistan e Iraq (Zapatero appena eletto se ne andò );  e si potrebbe continuare.
    Che si sia o meno favorevoli alla guerra, o a una guerra in particolare, l’Italia nulla poteva fare per interloquire, avendo anche un ceto imprenditoriale molto compromesso ma ormai scatenato in assenza della politica , quindi il vero padrone delle decisioni più o meno interventiste.
    Insomma, non mi pare ci siano interlocutori. Dunque, di cosa parliamo?

  3. Aggiungo che, se l’Italia non può permettersi una posizione, non è solo perché ha bisogno di risorse e materie prime, ma altresì perché il suo ceto politico e dirigenziale è insaziabile.

  4. Scusate ma io vedo una gran confusione. Ieri ho parlato con un tesserato PD e mi ha detto che l’intervento in Libia lo doveva portare avanti l’Italia perchè adesso tutto va alla Francia.
    Mi sembra tanto un dialogo fra ladri <<Vedi che dovevamo rapinare prima noi quella banca? invece abbiamo fatto solo da palo e ci troviamo con un sasso in mano>>
    Le contradizioni esistono da sempre, e non solo esclusiva solo del governo attuale o di B.
     
     
    @Andrez
    Penso personalmente che la guerra non si possa semplificare paragonandola ad uno stupro. Le bombe cadono sui cattivi tanto quanto sui civili. Si vede la gente festante ma non si vedono le mamme che piangono per i figli morti durante i bombardamenti.
    Quando si fa brillare un palazzo tutta la zona circostante viene evacuata, e non lo fanno tanto per fare ma perchè c’è il rischio che qualcosa vada male.
     
    Vorrei ricordare che in Kosovo sono state usate bombe all’uranio impoverito, la gente è stata liberata per non morire in un modo e sono morte in un altro.
     
    <hr />
    Poi si è pure schiavi del marketing. Se l’attacco fosse stato condotto da Bush allora la guerra in Libia sarebbe stato l’ennesimo intervento petro-militare. Ma visto che a condurlo è un premio nobel per la pace allora nessun problema. Ma un capro espiatorio deve sempre esserci ed ecco che ci si concentra su Sarkò.
    Probabilmente i 150 tomahawk lanciati dalle navi USA avevano il gusto di fragola.

  5. Giusto per precisare, l’intervento Usa è stato chiaramente additato da molti (lo riporto anche nell’articolo) come un intervento di riallocazione delle risorse energetiche nel nord Africa. Obama è stato criticato da molti paesi per questo.

  6. La pace eterna

    Il dibattito sulle operazioni militari in Libia viene traslato nel periodo più buio della storia contemporanea: l’Olocausto e la seconda guerra mondiale. Durante un rastrellamento contro gli ebrei, l’operazione di una SS viene sventata da un militare americano. Ma a un certo punto un pacifista si inserisce rovinosamente nel dibattito …

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