Cosa faremo dopo?

vauro10Dicevamo un mesetto fa – quanto manca all’alba di questa buia notte?

La sensazione è di intravedere un timido bagliore alla fine del tunnel, ma esso si allontana tanto più noi ci avviciniamo.
E non se ne esce più.

E nel frattempo i nostri valori si inquinano sempre più, che non sappiamo più distinguere nemmeno erotismo da troismo, passione da  perversione, la bellezza dal porno.

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Nonostante la generalizzata disperazione, ci consideriamo nel mondo un Paese ricco.

Ci stimiamo ricchi perchè il nostro consumo è basato su masse di individui che spendono soldi che non hanno, (indebitandosi) per comprare beni che non gli servono e non apprezzano, al solo fine di impressionare individui che non amano nè stimano.

Saviano a Milano l’ha detta giusta; bisogna iniziare a pensare a un mondo diverso, non solo ad andare contro l’utilizzatore finale. Tocca cominciare a guardare oltre il Berlusconismo, e non perchè sia finito (anche se lo speriamo) ma perchè al momento tra politici e cittadini berlusconizzati non esiste una idea alternativa, una proposta di vita e di organizzazione sociale diversa, ed il rischio evidente in questo vuoto infetto è che si finisca col riproporre la stessa falsa e disperante messinscena.

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Hanno chiesto al Dalai Lama  se qualcosa dell’umanità l’avesse sorpreso, e lui ha risposto:

Gli uomini…perchè perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Perchè pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente, in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Perchè vivono come se non dovessero morire mai e perchè muoiono come se non avessero mai vissuto.”

C’è un piccolo Paese stretto tra Cina e India, il Bhutan,  che è appena uscito da una condizione quasi medievale e sta tentando di fare i conti con la globalizzazione. Ha un suo particolare approccio allo sviluppo che mette al primo punto la massimizzazione della Felicità Interna Lorda (Gross National Happiness); la proposta partì dal re Jigme Singye Wangchuck negli anni ’70 e tutt’ora costituisce il principio guida dello sviluppo del Bhutan. Questo obiettivo è considerato la base per individuare la direzione da preferire alle altre nelle quotidiane scelte che il Governo deve fare, e nel tempo ha migliorato notevolmente gli standard di vita dei cittadini, incluso il benessere spirituale e la preservazione dei valori culturali e dell’ambiente fisico.

Il concetto proposto dal re Jigme parte dal presupposto che lo sviluppo reale del benessere dei cittadini è costituito da dimensioni differenti da quelle associate al Prodotto Interno Lordo, (come ci conferma Bsaett qui) e che lo sviluppo di un Paese dovrebbe essere considerato come un processo che cerca di aumentare la felicità piuttosto che la crescita economica.

La Felicità Interna Lorda pone la persona al centro dello sviluppo riconoscendo che l’individuo ha bisogni di natura materiale, spirituale ed emozionale. Sono cinque le tematiche o gli obiettivi che vengono considerati come potenti strumenti per dirigere il processo di cambiamento:

  1. lo sviluppo umano,
  2. la governance,
  3. lo sviluppo equilibrato ed equo,
  4. il patrimonio culturale
  5. la conservazione dell’ambiente.

I cinque obiettivi principali non solo rendono il concetto di Felicità Interna Lorda più concreto, ma contengono anche il principio guida a cui è stata data grande importanza per assicurare nel futuro al Paese indipendenza, sovranità e sicurezza.

Questo nel Regno del Bhutan, staterello semimedievale di mezzo milione d’abitanti.

In Italia invece, tra le altre cose, stiamo consentendo il raddoppio dei limiti accettabili delle tossicità al fine di consentire l’aumento della loro produzione e conseguentemente del PIL.  In un’apoteosi di generalizzato mefitico berlusconismo.

Tocca riscrive i valori, le priorità ed i bisogni ragazzi, uno ad uno, che ce li siamo lasciati inquinare tutti.  :mrgreen:


Commenti
Sono stati scritti 4 commenti sin'ora »
  1. avatarCotti Fausto - 8 febbraio 2011

    So di spararla grossa….Proibire la pubblicità?  Sarebbe da regime comunista? Certamente…
    Regolamentarla?  Cioè permetterla solo come veicolo informativo di un prodotto e non come ipnosi coercitiva…?
    Forse son troppo comunista, scusate torno a mangiare i bimbi….

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  2. avatarcarmengueye - 8 febbraio 2011

    Bellissimo, interessante. Cito nuovamente lo studioso Serge Latouche e le sue teorie sulla decrescita. Oggi il valore è configurato come lo svolazzo verso l’alto a tutti i costi, anche di povere galline che non ne sono capaci e si bruciano le ali. Invertire, sarà dura.

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  3. avatarcarmengueye - 8 febbraio 2011

    Mah, non è nemmeno questione di essere comunisti. E’ proprio una proposta oltre, da farsi mettere in croce in sala mensa. Onestissima, anzi doverosa, se si rispettasse il verbo umano e la crescita emotiva per esempio dei bambini, ma ormai, non so.

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  4. avatarMassimo Domenici - 8 febbraio 2011

    Ottimo articolo. Se facessimo la scelta di una vita sobria, non infarcita di tutta una serie di falsi bisogni ritenuti a torto fondamentali, probabilmente avremmo maggior tempo per cercare quella felicità di cui Andrea parla proprio attraverso le relazioni umane.
    Mi ricordo quando ancora lavoravo, l’opportunità d’introdurre dei contratti chiamati “Barter” cioè l’introduzione del principio di scambio, Tu mi offri dei beni ed io pago con dei servizi. Non ha avuto successo!
    L’idea di Fausto la trovo eccellente, quantomeno per evitare che la gente venga rimbambita al punto da preferire il messaggio promozionale, a cui dare anche raffinate valutazioni di capacità penetrativa, al film o programma che si sta seguendo. Era una battuta!

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