Bersani tra Vendola e D’Alema

Non siamo mai stati particolarmente teneri con Bersani, diciamolo, ma gli ultimi contorcimenti che ha alimentato nel suo Pd mi hanno sorpreso, e debbo dire positivamente.

Quasi all’improvviso si trova con Vendola e Nencini e spiazza tutti siglando la Carta d’Intenti della sinistra, sparigliando il confuso e variegato quadro dei tentativi di alleanze in corso Casinist-Montiane ed indicando una via ben precisa al suo partito; quella di sinistra.

In 10 punti, snelli e ben delineati, vengono fissati gli obiettivi ed il programma che dovrà essere accettato da chi intende aderire al progetto; e la legalità è finalmente indicata più volte, in modo preciso e inequivocabile:

“… Vogliamo dare segnali netti all’Italia onesta che cerca nelle istituzioni un alleato contro i violenti, i corruttori e chiunque si appropri di risorse comuni mettendo a repentaglio il futuro degli altri. Per noi ciò equivarrà alla difesa intransigente del principio di legalità…”

E  nella descrizione dei punti, dal lavoro alla democrazia ed Europa, uguaglianza e libertàsapere e sviluppo sostenibilebeni comuni, diritti e responsabilità, traspare una evidente volontà di voltare pagina, di tentare finalmente un cammino nuovo.

E poi a chi temeva una riproposizione del vecchio soviet supremo blindato Ds-Pds-PD dei D’Alema-Veltroni-Bindi-Marini, ecco che viene servita l’improvvisa rinuncia di Veltroni e la semidefenestrazione del riluttante-recalcitrante D’Alema.  Che ci dice Bersani, il ricambio generazionale non l’ha mica inventato Renzi.

Un Pd insomma che finalmente sembra cominciare a mettersi in condizioni di far vincere la sinistra ed i suoi alleati, partendo da un Di Pietro interessatissimo dalla Carta d’Intenti. E poi di poter  governare.

Gli ultimi sondaggi ci mostrano inoltre il Movimento di Grillo secondo partito oramai stabile; salvo stravolgimenti (peraltro probabili),  in una situazione di questo tipo un Governo di sinistra si troverebbe a governare sotto il controllo di un’opposizione rappresentata principalmente dal Movimento 5 Stelle che forte di un centinaio di Parlamentari non gliene farebbe passare una, quotidianamente intento a scoprire e denunciare ogni forma di possibile magagna. Ben diversamente insomma dall’opposizione consenziente-connivente che il Pd-Pds-Ds ha mostrato al berlusconismo in questi ultimi 18 anni.

E questo mi sa che potrebbe davvero far voltare pagina a questo nostro disgraziato Paese.

E  sinceramente mi aprirebbe il cuore.  :mrgreen:


Commenti
Sono stati scritti 2 commenti sin'ora »
  1. avatarAlessandra Pisa - 2 novembre 2012

    Già la legalità al primo posto…

    DDL anticorruzione parla in modo inequivocabile… DA il Fatto Quotidiano

    ”  il sì arriva anche da parte del Pd, che annuncia un impegno nel perfezionamento delle norme contenute nel testo. “Questa legge – puntualizza Guido Melis – comincia nelle condizioni parlamentarmente e politicamente possibili un cammino che il Pd si impegna a completare con altri provvedimenti nella prossima legislatura”

    Tanto per capire cosa è cambiato con il decreto anti corruzione.

     Vorrei infine dire che Vendola va per piazze a dire Votatemi e avremo un’altra Europa… ma intanto firma una carta degli intenti che tutto dice meno che l’Europa sarà diversa da quella che ci stanno presentando.

    Alessandra Pisa 

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  2. avatarAndrea Cotti - 3 novembre 2012

    In effetti mi sembra che l’Europa che indica e vorrebbe Monti sia diversa da quella che vorrebbe Bersani. E ancor più diversa da quella che indica Vendola.

    Per il momento, nella “Carta d’intenti” indicano questa:

    Europa
    La crisi che scuote il mondo mette a rischio l’Europa e le sue conquiste di civiltà. Ma noi siamo l’Europa,
    nel senso che da lì viene la sola possibilità di salvare l’Italia: le sorti dell’integrazione politica coincidono
    largamente col nostro destino. Non c’è futuro per l’Italia se non dentro la ripresa e il rilancio del progetto
    europeo. La prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa bussola: nulla senza l’Europa.
    Per riuscirci agiremo in due direzioni. In primo luogo, rafforzando la piattaforma dei progressisti
    europei. Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo
    in sé – senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione – finiscono
    per negare se stessi. Adesso c’è bisogno di correggere la rotta, accelerando l’integrazione politica,
    economica e fiscale, vera condizione di una difesa dell’Euro e di una riorganizzazione del nostro
    modello sociale. In secondo luogo, bisogna portare a compimento le promesse tradite della moneta
    unica e integrare la più grande area economica del pianeta in un modello di civiltà che nessun’altra
    nazione o continente è in grado di elaborare.
    Salvare l’Europa nel pieno della crisi significa condividere il governo dell’emergenza finanziaria secondo
    proposte concrete che abbiamo da tempo avanzato assieme ai progressisti europei. Tali proposte
    determinano una prospettiva di coordinamento delle politiche economiche e fiscali. E dunque
    nuove istituzioni comuni, dotate di una legittimazione popolare e diretta. A questo fine i progressisti
    devono promuovere un patto costituzionale con le principali famiglie politiche europee. Anche per
    l’Europa, infatti, la prossima sarà una legislatura costituente in cui il piano nazionale e quello continentale
    saranno intrecciati stabilmente. Una legislatura nella quale l’orizzonte ideale degli Stati
    Uniti d’Europa dovrà iniziare ad acquistare concretezza in una nuova architettura istituzionale dell’eurozona.
    Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze
    del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo
    di legislatura con queste forze, sulla base della loro ispirazione costituzionale ed europeista e di una
    responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa
    dovranno affrontare nei prossimi anni. Collocare il progetto di governo italiano nel cuore della sfida
    europea significa costruire un progetto alternativo alle regressioni nazionaliste, anti-europee e populiste,
    da sempre incompatibili con le radici di un’Europa democratica, aperta, inclusiva.

    Ma per la verità questi in giro scrivono di tutto.
    Proviamo a fare una ricerca, così tanto per vedere che Europa riescono a raccontarci in giro per tener buona la gente ?

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