150° Unità d'Italia

SUD

Care amiche ed amici,

come sapete si appresta la ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia.

Se ne parlerà parecchio da ogni parte e penso che si sproloquierà pure parecchio.

Come abbiamo già accennato in diversi articoli, abbiamo l’occasione per approfondire alcuni argomenti che mi sembrano di estremo interesse e che, per vari motivi contingenti, al momento non conosciamo come dovremmo:

1. la situazione economica e sociale del Regno delle due Sicilie prima del 1860;

2. i fatti e la situazione internazionale che consentì al Piemonte di annettersi l’Italia;

3. la situazione economica e sociale del Piemonte e dello Stato Pontificio prima del 1860;

4. le azioni belliche, le repressioni e le stragi conseguenti all’Unità d’Italia;

5. l’uso della malavita organizzata (mafie) finalizzata alla repressione dei moti popolari (fino a Portella delle Ginestre);

6. i moti popolari contrari alle repressioni degli ‘occupanti’ ed i Briganti.

7. smantellamento degli impianti produttivi del sud e suo trasferimento al nord, depauperamento generale dell’area;

8. ghettizzazione sociale generalizzata, economia dell’assistenzialismo, fino alla ‘Cassa del Mezzogiorno’;

9.  …

Per trattare la ricorrenza e gli argomenti indicati, ho già aperto una nuova Categoria (Unità d’Italia) e inserito un banner nella colonna di sinistra per facilitare l’accesso.

Tendenzialmente sarei per aprire un numero limitato di Articoli, relativi agli argomenti principali suesposti (che possiamo ampliare e definire qui), così da rendere il nostro lavoro di ricerca il meno dispersivo ed il più fruibile possibile.

…che ne dite, partiamo ?   ;Z

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Commenti
Sono stati scritti 9 commenti sin'ora »
  1. avatarTiziana Bisogno - 3 gennaio 2011

    Sì, partiamo. L’idea mi piace, ma appassiona tanto. Il mio incontro con la “contro-storia” del risorgimento mi ha dato la possibilità di scoprire finalmente le mie origini. Dei nonni di mio padre non conoscevo nulla e ora, poco a poco, sto cominciando a mettere insieme i pezzi.

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  2. avatarAndrez - 4 gennaio 2011

    Bene Tiziana, grazie per la disponibilità.

    Quale degli 8 punti (o altro da te preferito) vorresti iniziare a sviluppare ?  :)

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  3. avatarAndrez - 6 gennaio 2011

    Le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent’anni sono tornate una. Perché da noi non è successo?

    Nel momento in cui ci si prepara a festeggiare i centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, il conflitto tra Nord e Sud è fomentato da forze politiche che lo utilizzano come una leva per catturare voti, e la situzione pare aver superato il livello di guardia.

    Ci sarà da scrivere.  ;Z

     

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  4. avatarAndrez - 7 gennaio 2011

    Documento tratto dalla serie Rai “STORIA DELLA CAMORRA” di Vittorio Paliotti, la seconda parte del video è il nuovo brano di Federico Salvatore “IL MONUMENTO” , tratto dal nuovo lavoro discografico FARE IL NAPOLETANO STANCA .

    Igiene pubblica e raccolta dei rifiuti. I Borboni e la differenziata.


    Un decreto presente nella “Collezione delle Leggi e dei Decreti del Regno delle Due Sicilie” ed emanato il 3 maggio 1832 (n.21) dal re Ferdinando II di Borbone, analizzava e regolamentava l’intera situazione igienica dei rifiuti napoletani. Inoltre, un’ordinanza della prefettura di polizia disciplinava, nei dettagli, lo spazzamento e l’innaffiamento delle strade, compresa una sorta di “raccolta differenziata” per il vetro che veniva recuperato e riciclato dalle numerose Vetrerie presenti nel regno . A Napoli, il prefetto dell’epoca, Gennaro Piscopo, ordinò ai napoletani: «Tutt’i possessori, o fittuarj di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo. Questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondizie al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte». Nel dettagliato documento del prefetto, composto da 12 articoli, venivano indicate le modalità della raccolta e chi ne era responsabile; si vietava di gettare dai balconi materiali di qualsiasi natura, comprese le acque utilizzate per i bagni, e di lavare o di stendere i panni lungo le strade abitate; venivano, infine, stabilite le pene per le contravvenzioni, non esclusa la detenzione. Questa “legge borbonica” aveva già risolto il problema della spazzatura quasi duecento anni or sono, rendendo Napoli la città più pulita d’Europa. I Borboni sono famosi per ” forca, farina e festa” dimenticando queste leggi, ed altre progressiste e semplici, composte di pochi articoli chiari e semplici. Si dimentica che c’erano industrie produttive, la prima ferrovia, il primo battello a vapore, le seterie, le fabbriche di ceramica di Capodimonte, le acciaierie, i cantieri navali purtroppo l’unica cosa che mancava una Costituzione come quella stilata da grandi uomini quali quelli che hanno scritto l’attuale Costituzione che è tra le migliori del mondo.

    Questo decreto era già noto ad alcuni addetti ai lavori, storici, meridionalisti, neo borbonici (www.neoborbonici.it, orgoglio napoletano, Comitati delle due Sicilie) a periodici (Panorama del 7/12/2008 p 115) ma siamo immensamente grati a Roberto Saviano che durante la trasmissione “Vieni via con me” su Rai3 l’ha fatto conoscere a milioni di italiani:

    – ” Il monte più alto d’Europa è il Monte Bianco: 4810 metri. Il monte più alto del mondo è l’Everest, con i suoi 8848 metri. Ma se noi immag­i­nas­simo una mon­tagna fatta con i rifiuti ille­gali super­erebbe la somma dei due, e di molto: qual­cuno ha cal­co­lato che avrebbe una base di tre ettari e sarebbe alta più di 15mila metri. Quest’immensa mole è una preziosa fonte di red­dito per la crim­i­nal­ità orga­niz­zata e questo spiega per­ché in Cam­pa­nia la sto­ria dell’immondizia las­ci­ata a mar­cire per strada è, purtroppo, una sto­ria infinita.
    Gli ispet­tori europei sono arrivati a Napoli e ci hanno detto quello che i napo­le­tani sape­vano già: e cioè che nulla è cam­bi­ato rispetto a due anni fa. In realtà è peg­gio. L’emergenza dura dal 1994. E’ moltissimo tempo. Vuol dire che un ragazzo che oggi ha 16 anni è cresci­uto con l’idea che i sac­chetti di plas­tica abban­do­nati sui mar­ci­apiedi sono la nor­mal­ità, come lo è il caldo d’estate e il freddo d’inverno. I cas­sonetti rego­lar­mente svuo­tati, invece, sono un’eccezione.
    In questa terra la rac­colta dif­feren­zi­ata è un sogno. Tranne che in pic­cole isole felici, non viene fatta mai. Quella non dif­feren­zi­ata dovrebbe essere — per legge — al mas­simo il 35%. Qui arriv­i­amo all’84%.
    E pen­sare che erano stati per primi i Bor­bone a lan­ciare la diver­si­fi­cazione dei rifiuti. Sem­bra incred­i­bile, ma così recita un editto di Fer­di­nando II: “Gli abi­tanti devono tenere pulita la strada davanti alla casa usando l’avvertenza di ammon­tic­chiarsi le immon­dezze al lato delle rispet­tive abitazioni e di sep­a­rarne tutt’i fran­tumi di cristallo o di vetro che si tro­ver­anno ripo­nen­doli in un cumulo a parte”.
    Quello che i Bor­bone sape­vano, le giunte di cen­trosin­is­tra e di cen­trode­stra, i com­mis­sari stra­or­di­nari, da Ras­trelli, a Bas­solino, da Berto­laso a De Gen­naro, non hanno più saputo. Tutti hanno provato a risol­vere il prob­lema, ma nes­suno ci è rius­cito. A Napoli sem­bra impos­si­bile ciò che riesce a Milano, Bologna e Gen­ova per­ché la regione è pri­gion­iera di un gigan­tesco cir­colo vizioso. Il ciclo è basato sull’occupazione del ter­ri­to­rio: si met­tono i rifiuti in una dis­car­ica, la dis­car­ica si riem­pie, viene chiusa o seques­trata per ver­sa­menti di mate­ri­ali tossici, i camion si fer­mano, si cerca l’ennesima dis­car­ica, la popo­lazione protesta, la spaz­zatura resta a terra e spesso viene addirit­tura bru­ci­ata, con peri­coli seris­simi per la salute. Tra Giugliano, Vil­lar­icca e Qualiano c’è una terra dei fuochi, dove i clan paga­vano 50 euro per ogni cumulo di immon­dizia messo al rogo.
    Si è ten­tato di risol­vere il prob­lema con gli incener­i­tori, che dovreb­bero per legge pro­durre ener­gia, ma per fun­zionare al meglio devono essere ali­men­tati da ecoballe che nascono dalla rac­colta dif­feren­zi­ata, in cui l’umido è elim­i­nato. Non è così, nat­u­ral­mente, e la Cam­pa­nia è invasa dalle ecoballe, che ne hanno addirit­tura mod­i­fi­cato la geografia e che sono poten­ziali bombe eco­logiche. Non si sa cosa con­tengano, l’umido fer­menta, potreb­bero spri­gionare gas peri­colosi. Bisognerebbe aprirle, smon­tarle e ricom­porle, ma la ver­ità è che ci vor­ranno 56 anni per smaltirle tutte. Sem­pre che sia pos­si­bile.
    Tutta questa inca­pac­ità è costata ai cit­ta­dini 780 mil­ioni di euro all’anno, in emol­u­menti, con­sulenze, affitti degli immo­bili: circa 8 mil­iardi di euro in 10 anni, quasi una finanziaria. Tutti hanno perso, ma qual­cuno ha guadag­nato, e parec­chio. Nel 2009 le eco­mafie hanno fat­turato oltre 20 mil­iardi di euro: un quarto dell’intero fat­turato della crim­i­nal­ità orga­niz­zata.
    Il grande busi­ness dei clan è quello dei rifiuti tossici: hanno trasfor­mato la Cam­pa­nia nel sec­chio dell’immondizia delle imp­rese del Nord: la mon­nezza di Napoli è la mon­nezza di tutta l’Italia. Ricor­diamo­celo, ogni volta che il Nord chi­ude le porte come se fosse un prob­lema del Sud. Smaltire un rifi­uto spe­ciale costa moltissimo, fino a 62 cen­tes­imi al chilo, i clan sono capaci di offrire un prezzo di 9/10 cen­tes­imi. Un risparmio dell’80 per cento che mette a tacere la coscienza di tanti impren­di­tori. Il trucco è nella bolla di accom­pa­g­na­mento che viene fal­si­fi­cata, per cui il rifi­uto come per magia non è più tossico, o nel mis­ce­lare i veleni ai rifiuti ordi­nari, in modo da diluirne la con­cen­trazione tossica. Il mec­ca­n­ismo è tal­mente malato che a volte il com­posto viene trasfor­mato in fer­til­iz­zante: così la malavita incassa i soldi due volte con lo stesso veleno.
    Decine di inchi­este giudiziarie tes­ti­mo­ni­ano l’avvelenamento delle terre del Sud. Ne elenco alcune: nel 2003 si sco­pre che ogni set­ti­mana 40 Tir ricolmi di rifiuti sver­sano cad­mio, zinco, scarto di ver­nici, fanghi da depu­ra­tori, plas­tiche varie, arsenico e piombo nel napo­le­tano e nel caser­tano; nel 2006 la Procura di Santa Maria Capua Vet­ere accerta che tra Villa Literno, Castel­volturno e San Tam­maro, ven­gono scar­i­cati i toner delle stam­panti d’ufficio della Toscana e della Lom­bar­dia. Il ter­reno è pieno di cromo esava­lente. L’inchiesta “Eldo­rado” del 2003 ferma un traf­fico illecito di rifiuti peri­colosi, che da Sud sono spediti in Lom­bar­dia per essere “mis­ce­lati” con terre di spaz­zatura delle strade milanesi e altri mate­ri­ali, per pas­sare poi come rifiuti non peri­colosi smaltiti in una dis­car­ica pugliese. La Procura di Napoli ordina nel 2007 il seque­stro di 5 aziende del Nord per traf­fico illecito di residui di lavo­razioni siderur­giche.
    Così il sot­to­suolo della bella, dolce, fer­tile Cam­pa­nia è diven­tato un fango nau­se­abondo e peri­coloso: a Giugliano della Cam­pa­nia, in local­ità Schi­avi e Tre Ponti, ci sono 590 mila ton­nel­late di fanghi e liquami con­te­nenti amianto e tri­cloruro di eti­lene; a Pia­nura tra il 1988 e il 1991 sono stati sver­sati i seguenti rifiuti prove­ni­enti dall’Acna di Cengio:1 mil­iardo e 300 mil­ioni di metri cubi di fanghi;300 mila metri cubi di sali sod­ici; 250 mila ton­nel­late di fanghi velenosi a base di cia­nuro; 3 mil­ioni e mezzo di metri cubi di peci nocive con­tenti dios­sine, ammine, com­posti organici derivanti dall’ammoniaca e con­te­nenti azoto; nelle cam­pagne di Acerra tra il 1995–2004 sono stati nascosti 1 mil­ione di ton­nel­late di fanghi indus­tri­ali prove­ni­enti da Porto Marghera e 300 mila ton­nel­late di sol­venti cloru­rati.
    E questo solo per citare alcuni esempi. Non c’è da mer­av­igliarsi se l’agricoltura è crol­lata a picco, se i frutti spun­tano malati, se le terre diven­tano infer­tili. Soprat­tutto non c’è da mer­av­igliarsi se aumen­tano malat­tie e tumori. E’ quello che suc­cede, nel silen­zio gen­erale. Il can­cro, in Cam­pa­nia, non è una sven­tura, una trage­dia ine­lim­inabile, ma il frutto di una scelta sci­agu­rata dell’imprenditoria crim­i­nale.
    Le malat­tie legate alla pre­senza di rifiuti tossici sono una piaga silen­ziosa, dif­fi­cile da mon­i­torare ma asso­lu­ta­mente evi­dente. Una ricerca del 2008 dell’Istituto supe­ri­ore di San­ità nelle province di Napoli e Caserta cer­ti­fica un aumento della mor­tal­ità per tumore del pol­mone, fegato, stom­aco, rene e vescica e di mal­for­mazioni con­gen­ite. Questi sono più numerosi vicino ai siti di smal­ti­mento ille­gale. Anche l’Organizzazione Mon­di­ale della San­ità parla di un aumento ver­tig­i­noso delle patolo­gie di can­cro in questa zona: la per­centuale è più alta del 12% rispetto alla media nazionale.
    Ecco, questo è lo stato in cui 16 anni di emer­genze irrisolte, di impotenza dello Stato e di potere crim­i­nale hanno ridotto la Cam­pa­nia. Non ci si è mai davvero occu­pati della bonifica delle terre malate. E il para­dosso è che già ci sono pronte le mire della crim­i­nal­ità. Col­oro che hanno con­tribuito a inquinare la terra, ora inten­dono guadag­narci ancora bonif­i­can­dola.
    Eppure la fine dell’emergenza è stata annun­ci­ata per ben sette volte dal nos­tro capo del gov­erno: era già risolta nel luglio di due anni fa.
    Dopo decenni di crisi dei rifiuti, di napo­le­tani iden­ti­fi­cati con la spaz­zatura, della perdita di ogni sper­anza di veder cam­biare la pro­pria città, mi viene in mente Eduardo che recitava: “È cos’è niente. Ci siamo abit­uati a dire sem­pre è cos’è niente. Ci lev­ano il diritto della vita, ci tol­gono l’aria: è cos’e niente.” Temo che a forza di sen­tircelo dire rischi­amo di diventare anche noi cose ‘e niente. ” –

    © 2010 Roberto Saviano

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    L’industria nel Regno delle Due Sicilie

    Nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856, il Regno delle Due Sicilie ricevette il Premio come terzo Paese industrializzato del mondo, dopo l’Inghilterra e la Francia. Un Paese ancora essenzialmente agricolo, che ben presto sotto il Regno di Ferdinando II si ha una notevole crescita industriale, moderna ed autonoma, atta a liberarsi da ogni dipendenza straniera, dovuta alla mancanza di materie prime.
    I principali settori industriali erano: cantieristica navale, tessile, estrattiva.
    In Calabria, tra le regioni più ricche e industrializzate del regno, sorse il complesso siderurgico della Mongiana, http://it.wikipedia.org/wiki/Polo_siderurgico_di_Mongiana nel cuore dell’aspra montagna calabra, sorto per la presenza nelle vicinanze di ricche miniere di ferro, era il sito con la maggiore produzione di ghisa e semilavorati in Italia, e vi lavoravano 1500 operai.

    Nel 1761 a Torre Annunziata, venne aperta la Real Fabbrica d’Armi per la produzione di fucili.
    http://www.vesuvioweb.com/new/IMG/pdf/Polveriera.pdf http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Annunziata
    L’officina di Pietrarsa sorta nel 1840, fiore all’occhiello dell’industria del regno, per la produzione di locomotive, carrozze ferroviarie e binari, contava più di mille operai, ed era la più grande industria metalmeccanica d’Italia.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Museo_nazionale_ferroviario_di_Pietrarsa http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Napoli-Portici http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/pietrarsa.htm http://www.neoborbonici.it/portal/index.php?option=com_content&task=view&id=288&Itemid=81
    Il cantiere navale di Castellammare di Stabia, il più grande del mediterraneo, e tra i più prestigiosi d’Europa, grazie alla maestranza secolare dei maestri d’ascia del luogo, costruito in vicinanza della presenza di materia prima dei boschi del Monte Faito, vi lavoravano circa 1800 operai.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Cantiere_navale_di_Castellammare_di_Stabia http://www.ilportaledelsud.org/castellammare.htm
    L’industria tessile era un settore molto florido, e la produzione avveniva in varie regioni del regno, ma celebre in tutta Europa l’opificio di San Leucio, noto per la produzione di sete pregiate.
    http://www.laduna.it/itinerari/caserta/colonia_di_san_leucio.pdf http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=5&sqi=2&ved=0CDUQFjAE&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FPalazzo_Reale_di_Napoli&ei=U70mTaP_Icr3rQe1r-meDA&usg=AFQjCNEwHPmZ9FZEnKnjbGM7_LPu7qpp5g&sig2=qoHoDblvOp9RsOXsRzQC7A

    Tra le numerose e fiorente cartiere del regno, spiccava la Cartiera di Fibreno, nella valle del Liri, la più grande d’Italia che dava lavoro a 500 operai. http://it.wikipedia.org/wiki/Fibreno http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBcQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.culturaitalia.it%2Fpico%2Fmodules%2Fpercorso%2Fit%2Fpercorso10%2Fcapitolo_0002.html&ei=2r0mTccpycytB7Dr6cUM&usg=AFQjCNF27Gt7LxWG1X5Dv4o8OActV__nEg&sig2=X8XC1JUlc-WlufMPzY-H1Q
    Grazie alla presenza di fiumi, il Liri, il Rapido, il Fibreno, ricchi di acque purissime e fredde, caratteristiche che riducono la nascita dei microrganismi animali e vegetali adatte per la lavorazione della carta, qualità che favorirono la nascita di numerose cartiere lungo le loro sponde, le prime risalenti all’inizio del 500.
    All’antica Repubblica di Amalfi, però si deve l’importazione e diffusione delle tecniche di lavorazione della carta nel Regno, grazie ai loro rapporti commerciali.

    Con l’unità d’Italia, si cominciava progressivamente alla chiusura e smantellamento delle industrie del meridione, per essere montate al nord. Iniziava da allora per il meridione, l’esodo biblico dell’emigrazione.

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  5. avatarBsaett - 7 gennaio 2011

    E’ terribile vedere che ogni giorno i napoletani (ma in genere gli italiani del sud) vengono mortificati per una serie di motivi che dicono (quelli del nord) connaturati alla loro scarsa civiltà, quando a ben vedere prima dell’unità d’Italia essi erano molto più civili di quanto fossero al nord.
    Purtroppo l’unità d’Italia ha semplicemente reso una zona ricca e fertile, e civile, dello stivale un mero luogo di arraffamento di risorse di ogni tipo da parte del nord. Quello che prima dell’unità d’Italia il resto d’Europa faceva al nord, dopo l’unità d’Italia il nord ha fatto sistematicamente al sud.
    Leggo spessissimo che secondo molti “intellettuali” parlare di queste cose, è una sorta di piangere sul passato, che non aiuta il sud, che invce dovrebbe rimboccarsi le maniche per uscire fuori dal baratro, che c’è bisogno di concordia ed unità nazionale (per i ricchi c’è sempre bisogno di concordia, per chi sta a pancia piena c’è sempre bisogno di dialogo…). Io penso che sia essenziale sapere queste cose, raccontare queste verità, perchè solo conoscendo il proprio passato si può avere una visione di cosa si vuole essere nel futuro.
    Se si convince una persona che è un selvaggio e lo è sempre stato, penserà semplicemente che non c’è nulla da fare, che non c’è speranza, ma se gli si ricorda che una volta era più civile di quelli che lo definiscono oggi selvaggio, allora la speranza di ritornare a come si era un tempo rinasce. Se ce l’abbiamo fatta una volta, possiamo farcela di nuovo. Ecco perchè è importante raccontare il passato correttamente, per far nascere una nuova speranza di qualcosa che non è impossibile da avere (Bertolaso poco tempo fa disse che Napoli è una città normalmente sporca!), ma qualcosa che un tempo già era.

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  6. avatarAndrez - 7 gennaio 2011

    Bruno … tu quale punto vorresti sviluppare:mrgreen:

    1. la situazione economica e sociale del Regno delle due Sicilie prima del 1860;

    2. i fatti e la situazione internazionale che consentì al Piemonte di annettersi l’Italia;

    3. la situazione economica e sociale del Piemonte e dello Stato Pontificio prima del 1860;

    4. le azioni belliche, le repressioni e le stragi conseguenti all’Unità d’Italia;

    5. l’uso della malavita organizzata (mafie) finalizzata alla repressione dei moti popolari (fino a Portella delle Ginestre);

    6. i moti popolari contrari alle repressioni degli ‘occupanti’ ed i Briganti. –> CARMEN

    7. smantellamento degli impianti produttivi del sud e suo trasferimento al nord, depauperamento generale dell’area;

    8. ghettizzazione sociale generalizzata, economia dell’assistenzialismo, fino alla ‘Cassa del Mezzogiorno’;

    9.  …

     

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  7. avatarAndrez - 21 gennaio 2011

     

    Regno di Napoli. La città partenopea, con la capitale francese, fu quella che meglio espletò il “secolo dei lumi”; infatti, non assorbì semplicemente questa corrente, anzi, la generò in buona parte dando vita a nuove forme architettoniche, a nuovi pensieri filosofici e ponendo le basi della moderna economia.

    In realtà Napoli aveva già precedentemente dato impulso alla restaurazione di una filosofia razionale che si propagò in tutta la penisola italiana e i cui maggiori esponenti furono: Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

    Rilevanti furono le costruzioni di imponenti edifici pubblici, fra tutti il Real Albergo dei Poveri (detto anche Palazzo Fuga dal nome dell’architetto che lo ideò e realizzò nel 1751 su commissione del Re Carlo di Borbone), che è tra le più notevoli costruzioni settecentesche, tipicamente illuminista: lunga ben 354 metri ed una superficie utile di 103.000 m2. Politicamente, le prese di posizione anticuriale ed antifeudale del governo napoletano divennero modelli d’ispirazione che riscossero successo anche all’estero.

    Da ricordare anche la nascita della scuola economica di Antonio Genovesi, che portò diverse innovazioni nel campo dell’economia nazionale e non solo. Altri nomi di spicco che posero le basi della moderna economia politica, delle discipline economiche e monetarie sono: Ferdinando Galiani e Gaetano Filangeri. Quest’ultimo in particolare, con la sua scienza della legislazione, farà da ispirazione agli artefici della Rivoluzione francese.

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  8. avatardavide - 25 luglio 2011

    Uno pensa di averle viste tutte nella vita e poi gli capita una cosa che non avrebbe mai pensato di poter vedere. Per me è questo articolo.
     
    Resto a bocca aperta leggendo i commenti su questo post, ed ora vi spiego il perchè.
     
    Mi sembra assurdo accusare il nord di aver messo alla rovina il sud!
    Il mondo non è sempre stato quello che noi vediamo oggi, è logico. Ci sono epoche in cui il dominio ce l’ha una zona X ed epoche in cui il dominio ce l’ha una zona Y.
    Qui si sta dicendo che è colpa dei piemontesi, dei lombardi, dei veneti ecc se napoletani, calabresi e co. vivono in condizioni difficili. E’ come se i romani accusassero i barbari del fatto che oggi la Finlandia ha una crescita economica di molto superiore alla regione Lazio. “hei voi ci avete rubato il know how romano”.
    Se fate un ragionamento del genere allora gli USA dovrebbero attaccare la CINA visto che gli ha sottratto il primato mondiale dell’industria, oppure l’Italia dovrebbe rompere gli accordi con la Spagna perchè gli ha sottratto il titolo ai mondiali di calcio.
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    Seconda cosa trovo assolutamente assurdo paragonare la storia italiana con quella tedesca. La germania è un popolo unito per questioni sociali e storiche. L’Italia nei secoli ha ospitato popolazioni estremamente eterogenee che hanno diviso nettamente le zone del nord e del sud.
    Se poi vogliamo parlare del muro di Berlino allora la cosa si fa ancora più chiara. Il muro ha diviso in 2 solo per 28 anni, e non è arrivato dopo una cena fra amici ma dopo una dittatura che aveva unito il popolo più che mai.
    Il muro è servito non solo come confine fra URSS e USA ma soprattutto come calmante per il popolo tedesco. La Germania è stata sconfitta nella prima guerra mondiale ma ha saputo rimettersi in piedi, e sebbene avesse subito un bella batosta, ha ricostruito un sistema militare in grado di fronteggiare senza problemi gli eserciti di USA e URSS.
    Probabilmente se gli alleati avessero lasciato la popolazione unita questa avrebbe saputo rimettersi in piedi e chissà magari diventare nuovamente una super potenza.
    Alla luce dell’attentato in Norvegia le forze di polizia tedesche hanno iniziato una serie di controlli al fine di indagare se anche in Germania ci siano pericoli di attentati neonazisti. Si perchè li il neonazismo in Germania non è solo una idea deviata di qualche ventenne che non ha nulla da fare, ma è un sentimento che ancora è presente nei cuori di molti tedeschi.
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    Da noi ci sono un gruppo di volontari che formano l’associazione Raise Venete (radici venete). Loro, come voi, vogliono diffondere “la vera storia dell’unità d’Italia” sostenendo una serie di cose ecc ecc…
    Ma se invece di cercare di comporre teorie pseudocomplottistiche pensassero a rimboccarsi le maniche sarebbe molto meglio. Il Veneto, la mia regione, ha tanti problemi e l’ultima cosa che serve è piangere sul latte versato.
    In Alto Adige hanno 1000 ragioni per rivendicare la loro indipendenza ma non per questo hanno incrociato le braccia dicendo “eh no qua è tutto da rifare, noi lavoriamo solo per l’austria”. Vivono in Italia ed hanno saputo dimostrare a tutti che loro sono migliori di tutti noi, nord e sud!
     
    Mi piacerebbe che una buona volta il sud iniziasse a sistemare i propri problemi senza fare la vittima. Ed i problemi non sono la spazzatura o chissà cosa ma sono la Camorra, la N’drangheta, la sacra corona unita, la mafia.
    Fino a quando la gente ospiterà i boss in casa invece di portarli in caserma per il sud non ci sarà futuro. Iniziate a denunciare e non far finta di nulla. Sui quotidiani del sud le morti vengono mascherate come “liti di confine” oppure “regolamento di conti per una ragazza” mentre sono palesemente delle morti di mafia.
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    Vedo con piacere che al sud c’è un bel gruppo di ragazzi che con tenacia sta dicendo no alla mafia e lavora per un futuro migliore. Discutere su temi assurdi ed inutili come questi è come dire a questi ragazzi “lasciate stare perchè la mafia ce l’hanno portata loro”.

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  9. avatarAndrez - 25 luglio 2011

    Interessanti osservazioni Davide.

    Specialmente la tua sintesi finale:

    Vedo con piacere che al sud c’è un bel gruppo di ragazzi che con tenacia sta dicendo no alla mafia e lavora per un futuro migliore. Discutere su temi assurdi ed inutili come questi è come dire a questi ragazzi “lasciate stare perchè la mafia ce l’hanno portata loro”.

    Tuttavia quei giovani devono saperlo che i nostri attuali ministri come Calderoli, Bossi o Castelli parlano a vanvera, qualcuno deve dir loro che non sono culturalmente ed atavicamente sporchi e disoccupati, pezzenti & zozzoni e che invece i loro nonni furono capaci di realizzare una società ben più avanzata e civile (e pulita) di quella degli italiani del nord che li invasero, sterminarono e delapidarono i loro beni e le loro ricchezze, lasciandoli soli a fare i conti con le mafie, a cui lo Stato (dai Savoia al puttaniere)  ha da allora offerto ogni tipo di appoggio e complicità.

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